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Dal 44° meeting annuale dell’EASL |
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Novità nel trattamento dell’epatite cronica B |
Marco Massari, UO Malattie Infettive, Azienda Ospedaliera S. Maria Nuova, Reggio Emilia |
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Più di 7000 partecipanti provenienti da oltre 15 paesi, circa 2200 abstract accettati, di cui 350 hanno guadagnato spazio nelle presentazioni orali o nelle sessioni poster. Con queste cifre, l’ultimo congresso annuale dell’EASL (European Association for the Study of the Liver) si conferma come un appuntamento imprescindibile per chi si occupa di epatopatie e un'occasione unica per esplorare le novità che riguardano, in particolare, l’epatite cronica B. Sul fronte della ricerca clinica si registra, infatti, l’acquisizione di informazioni - provenienti dagli studi a lungo termine su efficacia e sicurezza delle terapie anti-HBV- destinate a migliorare il trattamento dell’epatite cronica B, a cui ha accesso solo il 3% dei circa 700 mila pazienti stimati in Italia. |
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Entecavir |
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Tenney e coll (1) hanno presentato i dati dello studio prospettico non randomizzato di rollover ETV-901, per valutare l’insorgenza di resistenza all’entecavir (ETV) in pazienti trattati per 6 anni. I pazienti provengono da 2 studi relativi a soggetti naive per NUC sia HBeAg positivi che HBeAg negativi e da 3 studi di soggetti HBeAg positivi pretrattati con lamivudina. |
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Tenofovir |
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Al meeting di Copenhagen sono stati illustrati dati relativi a studi ancillari relativi ai due studi di fase 3 presentati all’AASLD del 2008, nei quali era stata valutata l’efficacia di tenofovir (TDF) a 96 settimane in pazienti HBeAg negativi e HBeAg positivi, in cui è stata ottenuta rispettivamente la negativizzazione dell’HBV-DNA nel 91% e nel 78% dei pazienti, in assenza di comparsa di resistenza. |
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Telbivudina |
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Wursthorn e coll (6) hanno presentato dati di cinetica dell’HBsAg in pazienti HBeAg positivi trattati con telbivudina (LdT), arruolati nello studio GLOBE, che hanno proseguito il trattamento dopo i due anni previsti dal protocollo, ma solo dopo avere ottenuto la negativizzazione dell’HBV-DNA (<300 copie/ml). |
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Adefovir |
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Hadziyannis e coll (7) hanno mostrato i dati di outcome di pazienti con epatite cronica B antigene-e negativi a 5 anni di distanza dalla sospensione del trattamento con adefovir (ADV), interrotto dopo 4-5 anni di terapia per persistente negativizzazione dell’HBV-DNA. |
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Sicurezza e tossicità dei NUC |
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Brown e coll (8) hanno presentato dati ricavati dall’Antiretroviral pregnancy registry (registro internazionale prospettico dei possibili effetti teratogenici dei farmaci antiretrovirali per la terapia dell’HIV e dell’epatite cronica B), che arruola circa 1300 donne gravide/anno negli USA (circa il 20% dei nati vivi da madri HIV positive). |
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Peg-interferone alfa2a |
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Marcellin e coll (10) hanno presentato i dati a 5 anni dei pazienti HBeAg negativi arruolati in uno studio multicentrico internazionale di confronto tra 48 settimane di PEG-IFN alfa2a vs PEG-IFN alfa2a+LAM vs LAM. |
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