Medicina e donne |
In passato la medicina ha spesso relegato gli interessi relativi alla salute femminile esclusivamente agli aspetti riguardanti la riproduzione. Da qualche decennio, invece, si è trasformata, cercando di indagare l’impatto di genere e di tutte le variabili che lo caratterizzano su fisiologia, fisiopatologia e caratteristiche cliniche di malattia.
Due pregiudizi vanno superati: considerare le osservazioni scientifiche sul genere maschile valide anche per le donne, e ritenere la salute della donna “riproduttiva” mentre quella dell’uomo “produttiva”. Gli uomini e le donne, pur essendo soggetti alle medesime patologie presentano sintomi, progressione di malattie e risposta ai trattamenti molto diverse tra loro. Oggi, inoltre, sufficienti evidenze dimostrano come le differenze uomo/donna vadano oltre le differenze ormonali, e sappiamo che le variazioni ormonali presenti nella donna ci devono far parlare di “tante donne”. L’organismo maschile, poi, metabolizza i farmaci in modo diverso da quello femminile e si suppone che in alcuni casi il farmaco abbia addirittura un meccanismo d’azione diverso nei due sessi. Gli eventi avversi da farmaci, infine, sono quasi il doppio nelle donne rispetto agli uomini, particolarmente nelle politerapie degli anziani. |
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Differenze di genere ed infezione da HIV |
Nell’infezione da HIV, il sesso e la differenza di genere possono “influenzare” il rischio di acquisizione dell’HIV, la progressione della malattia e l’accesso e la risposta alla terapia antiretrovirale. Infatti le donne sono maggiormente suscettibili all’infezione da HIV rispetto agli uomini e tale suscettibilità è sicuramente favorita da una serie di fattori anatomici, biologici e sociali (1). Non bisogna dimenticare, inoltre, il ruolo favorente di altre infezioni sessualmente trasmesse ed il ruolo dei contraccettivi ormonali, spesso utilizzati al posto di contraccettivi di “barriera” quali il condom (2,3). ► continua |
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Donne con HIV: lo studio WAVES |
Lo studio WAVES (The Women AntiretroViral Efficacy and Safety study) è volto a confrontare, in un’ampia popolazione di donne HIV+, efficacia e sicurezza di un regime contenente inibitori dell’integrasi vs un regime contenente un inibitore della proteasi (28).
Gli inibitori dell’integrasi hanno mostrato:
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una efficacia terapeutica sovrapponibile a regimi di riferimento |
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un miglior profilo in termine di tollerabilità e sicurezza. |
Come già discusso negli articoli precedenti, le donne presentano più frequentemente patologie cardiovascolari, renali ed ossee. ► continua |
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Domande per la pratica clinica |
I risultati dello studio WAVES sono applicabili alla casistica italiana? Quale è la percentuale di donne nella casistica italiana? E quando vengono diagnosticate? Quali sono le ricadute nell’esperienza clinica in Italia?
Le donne in Italia costituiscono il 20,4% del numero dei casi di infezione da HIV diagnosticati nel 2014 in particolare tra quelle di età inferiore ai 30 anni. Il rapporto uomini/donne ha mostrato oscillazioni negli anni e nel 2014 si è attestato attorno al 3,9 (2943 M vs 752 F) (30) (Tabella 1).
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