Tabella 1 |
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La modalità di trasmissione di HIV più frequente tra le donne sono i rapporti sessuali. Per quanto riguarda la provenienza esse sono non italiane in circa la metà dei casi. Complessivamente tra gli stranieri la proporzione maggiore di nuove diagnosi è in eterosessuali femmine (36% dei casi) (29) (Tabella 2).
Tabella 2 |
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Le persone con nuova diagnosi di HIV presentavano un valore mediano di CD4+ pari a 324 cellule/mmc (120-527); in particolare CD4+ <200 cellule/mmc nel 35 % dei casi e <350 cellule/mmc nel 53,4% dei casi, con un andamento sostanzialmente stabile negli anni.
Il 65,7% del totale dei casi di AIDS si concentra nella classe d’età 30-49 anni. In particolare, rispetto al 1994, è aumentata in modo rilevante la quota di casi di età ≥ 40 anni: per le femmine dal 11,5% nel 1994 al 59,5% nel 2014. L’età mediana alla diagnosi dei casi adulti di AIDS mostra un aumento nel tempo, sia tra i maschi che tra le femmine. Infatti, se nel 1994 la mediana era di 31 per le femmine, nel 2014 la mediana è salita a 42 anni. Nell’ultimo decennio la proporzione di casi di AIDS di sesso femminile tra i casi adulti è rimasta sostanzialmente stabile intorno al 23-25%.
La distribuzione dei casi adulti per modalità di trasmissione e periodo di diagnosi evidenzia come il 52,3% del totale dei casi segnalati tra il 1982 e il 2014 sia attribuibile alle pratiche associate all’uso di sostanze stupefacenti per via iniettiva (IDU). La distribuzione nel tempo mostra un aumento della proporzione dei casi attribuibili ai rapporti sessuali (il rapporto eterosessuale rappresenta la modalità di trasmissione più frequente nell’ultimo biennio) e una corrispondente diminuzione dei casi attribuibili alle altre modalità di trasmissione.
La distribuzione dei casi di AIDS attribuibili a rapporti eterosessuali (16.513 casi), ulteriormente suddivisa in base all’origine del soggetto o al tipo di partner e al genere, è presentata nella Tabella 3.
Tabella 3 |
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Si osserva che in un decennio è diminuita la proporzione degli eterosessuali che hanno un partner IDU (dal 16,8% nel 2003-04 al 4,6% nel 2013-14 per le femmine) mentre è aumentata la quota degli eterosessuali con partner promiscuo (dal 78,8% nel 2003-04 al 92,6% nel 2013-14 per le femmine).
In conclusione, le donne rappresentano una popolazione sostanzialmente stabile ma consistente sia tra i casi segnalati come infezione da HIV sia come casi di AIDS.
I risultati dello studio WAVES sono stati recepiti nelle indicazioni delle Linee guida italiane sul trattamento dell’infezione da HIV (dicembre 2015)?
La terapia anti-HIV, come ampiamente analizzato nelle Linee guida di recente pubblicazione (31), individua trattamenti raccomandati in tutte le condizioni sulla base di prove di efficacia, di favorevole profilo di accettabilità, tollerabilità e sicurezza e di impiego clinico “consolidato”/pratica clinica post commercializzazione (Tabella 4).
Tabella 4 |
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La combinazione del backbone nucleos(t)idico FTC/TDF (standard of care) e del terzo farmaco EVG/COBI ne fanno un trattamento “combinato 4 in 1” pienamente soddisfacente in pazienti con viremia < ma anche > 100 000 copie/ml di HIV RNA.
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EVG/COBI/FTC/TDF è tra i trattamenti raccomandati nel paziente con infezione da HIV naive. |
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EVG/COBI/FTC/TDF è tra i trattamenti raccomandati nel paziente con infezione da HIV in trattamento per ottimizzarlo sia in termini di sintomi (legati al Sistema Nervoso Centrale) che in termini di aderenza (QD). |
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EVG/COBI/FTC/TDF è non inferiore ad ATV/r+FTC/TDF su tutta la popolazione con HIV (33-35) e superiore nello studio WAVES, studio randomizzato condotto nella sola popolazione femminile. |
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EVG/COBI/FTC/TDF è tra i trattamenti raccomandati nel paziente con infezione da HIV già in trattamento. |
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