n. 5 - Luglio 2016
Liver Meeting EASL 2016:
lo stato dell’arte su daclatasvir
 
Mauro Viganò
UO Epatologia, Ospedale San Giuseppe, Università di Milano, Milano
 
Con i nuovi farmaci antivirali ad azione diretta (DAAs) è finalmente possibile eradicare il virus C nella quasi totalità dei trattati, arrestare così la progressione dell’epatopatia e prevenire la comparsa delle complicanze della cirrosi e le manifestazioni extra-epatiche del virus dell’epatite C (HCV). A questo straordinario successo ha contribuito lo sviluppo di daclatasvir (DCV), un DAA capace di inibire il complesso NS5A di HCV, bloccandone la replicazione virale, l'assemblaggio e la secrezione (1). DCV in combinazione con sofosbuvir (SOF), con o senza ribavirina (Rbv), ha dimostrato in diverse tipologie di pazienti di vari genotipi, naive ed experienced, coinfetti con HIV, con cirrosi compensata e scompensata, di essere in grado di ottenere tassi di risposta virologica sostenuta (SVR) fino al 100% (2-5). Per l’elevata efficacia e sicurezza dei nuovi DAAs, capaci di migliorare la storia naturale della malattia da HCV, riducendone la trasmissione e la reinfezione, tutti i pazienti con epatite cronica C (CHC) dovrebbero essere considerati per il trattamento antivirale poiché è dimostrato il beneficio clinico del trattamento antivirale, indipendentemente dallo stadio di fibrosi. Ancora oggi, però, rimangono delle categorie di pazienti “difficili”: quelli con malattia più avanzata, quelli che hanno già fallito un precedente trattamento, quelli con genotipo 3, e quelli in attesa di trapianto di fegato o con recidiva di HCV post-trapianto. Al recente International Liver Meeting dell’Associazione Europea per lo Studio del Fegato (EASL) sono stati presentati i risultati di diversi studi che hanno impiegato DCV in questi pazienti; di seguito la sintesi dei più interessanti.
Il trattamento dei pazienti di genotipo 3 con fibrosi avanzata o cirrosi
La combinazione di DCV e SOF è un’opzione di trattamento ottimale per i pazienti di genotipo 3. Gli studi ALLY-3 e ALLY-3+ nei pazienti di genotipo 3 naive ed experienced con e senza cirrosi hanno dimostrato che l’aggiunta di Rbv alla combinazione DCV+SOF permette di raggiungere elevati tassi di SVR senza ripercussioni sulla tollerabilità e la sicurezza del trattamento stesso (4,5). Tuttavia lo studio ALLY-3 ha arruolato anche pazienti senza fibrosi avanzata o cirrosi, ed entrambi gli studi hanno usato criteri diversi per la stadiazione della fibrosi epatica dei pazienti arruolati. Per questo motivo, Kowdley e coll. hanno cumulato i risultati degli studi ALLY-3 sulla combinazione DCV+SOF senza Rbv e ALLY-3+ con la combinazione DCV+SOF+Rbv nei soggetti di genotipo 3 con fibrosi avanzata o cirrosi (6). ► continua
 
Fattori predittivi di risposta nei pazienti con cirrosi avanzata
Lo studio di fase 3 ALLY-1 ha valutato la combinazione di 12 settimane di DCV+SOF+Rbv nei pazienti con cirrosi avanzata (n=60) o con recidiva post-trapianto di fegato (n=53) (8). Al congresso EASL 2016, Poordad e coll. hanno mostrato i risultati dell’analisi dei fattori predittivi di risposta virologica nei pazienti con cirrosi avanzata arruolati nello studio ALLY-1 (9), con l’intento di valutare la relazione tra le dosi di Rbv, l’esposizione a DCV e la cinetica virale rispetto al raggiungimento della SVR. ► continua
 
I risultati degli studi di pratica clinica nei pazienti con malattia evoluta
L’obiettivo principale del trattamento dei pazienti con malattia epatica avanzata è di curare l'infezione C, stabilizzare o migliorare la funzione epatica e ottenere il ricompenso clinico per differire o addirittura evitare il trapianto di fegato o quantomeno prevenire la ricorrenza dell’infezione C post-trapianto. I risultati ottenuti con l’impiego dei nuovi DAAs in questi pazienti sono notevoli anche se molti quesiti rimangono aperti circa la durata ottimale del trattamento, l’esistenza di un punto di non ritorno oltre il quale l’eradicazione virale non ha più un impatto positivo sull’esito della malattia, e la necessità di mantenere l’uso della Rbv negli schemi di trattamento con i nuovi DAAs.  Al recente congresso EASL molte risposte ai quesiti sopra menzionati circa il trattamento dei pazienti con malattia avanzata sono state fornite dagli studi di real practice. ► continua
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