[ n. 6 - Giugno 2012 ]
 
 
 
La regressione della fibrosi nei pazienti con cirrosi da virus B in trattamento antivirale: un nuovo end-point terapeutico
a cura di Mauro Viganò
Unità di Epatologia Ospedale San Giuseppe, Università degli Studi di Milano
 
La progressione di malattia nell’epatite cronica B
L’infezione cronica da virus dell'epatite B (HBV) causa nel mondo più di 500.000 morti ogni anno. La quasi totalità di questi decessi anticipati a causa del virus B è determinata dalle complicanze che insorgono nei pazienti con fibrosi avanzata/cirrosi. In Italia, centinaia di migliaia di persone hanno un’epatite cronica B il cui decorso è generalmente evolutivo poiché il progressivo accumulo di tessuto fibroso nel fegato determina l’instaurarsi della cirrosi e delle sue temibili complicanze quali ascite, encefalopatia porto-sistemica, emorragia da varici esofagee ed epatocarcinoma (1-3) (Figura 1). Negli anni abbiamo compreso che l’unica reale possibilità per bloccare la naturale evoluzione dell’infezione cronica attiva è di considerare questi pazienti per i trattamenti antivirali, prima che si instauri il danno d’organo rappresentato dalla cirrosi. Da tempo, infatti, abbiamo terapie in grado di sopprimere la replicazione virale, normalizzare le transaminasi, ridurre la necro-infiammazione epatica e arrestare il decorso dell’epatopatia. Gli analoghi nucleos(t)idici di terza generazione ottengono nella gran parte dei pazienti una persistente soppressione virologica in grado di evitare la progressione della malattia. Tuttavia, ancora oggi molti pazienti arrivano all’attenzione dei clinici già con una malattia avanzata, spesso addirittura scoperta a seguito dell’insorgere delle complicanze. Questi pazienti rappresentano una sfida per il medico; in quelli con una cirrosi compensata l’obiettivo del trattamento è bloccare l’ulteriore progressione di malattia, evitando lo sviluppo di scompenso epatico e l’insorgenza di epatocarcinoma, mentre in quelli scompensati l’obiettivo è ricompensare il paziente aumentandone la sopravvivenza.
   
Gli end-point del trattamento
In tutti i pazienti trattati sarebbe auspicabile l’eradicazione del virus attraverso la scomparsa dell’HBsAg e la conseguente sieroconversione ad anti-HBs prima che si determinino conseguenze rilevanti e irreversibili per il paziente. Tuttavia, tale obiettivo terapeutico è raggiungibile solo in una minoranza dei trattati e ha scarso significato nei soggetti che soffrono già di una malattia evoluta, poiché in questi pazienti nemmeno l’eradicazione del virus annulla il rischio di comparsa dell’epatocarcinoma (4). » continua
Il miglioramento istologico durante trattamento antivirale
Il miglioramento dell’istologia epatica è stato utilizzato come end-point primario in molti studi clinici di fase III di trattamento dell’epatite B poiché tradizionalmente l’istologia è considerata la valutazione più accurata della malattia epatica. Solitamente è definito miglioramento istologico la riduzione di almeno due punti dell’indice di attività istologica senza peggioramento della fibrosi tra la biopsia basale e quella di fine trattamento. » continua

La regressione della fibrosi con tenofovir

Il termine cirrosi definisce l’architettura epatica caratterizzata da bande fibrose che circondano noduli di rigenerazione che, a loro volta, determinano un’alterata vascolarizzazione capace di indurre lo sviluppo di ipertensione portale e di compromettere la funzionalità epatica. L’alterazione strutturale della cirrosi può condizionare la comparsa di scompenso epatico e la trasformazione neoplastica. » continua

Efficacia e sicurezza dell’impiego di tenofovir nella pratica clinica

La scelta del farmaco per la cura dei pazienti con cirrosi da virus B diventa pertanto un aspetto cruciale. Diventa fondamentale usare farmaci potenti, con basso rischio di sviluppo di farmaco-resistenza, sicuri, ben tollerati e sostenuti dall’evidenza di produrre il miglioramento istologico sopra menzionato. » continua

Conclusioni

Per l’impossibilità ad effettuare con modalità e numerosità adeguata studi randomizzati controllati tesi a dimostrare i benefici clinici del trattamento antivirale, sia per la lunga durata del follow-up necessario ma, soprattutto, per il problema etico circa l’impossibilità di trattare con placebo i pazienti con cirrosi da virus B, il lavoro di Marcellin rappresenta indubbiamente uno studio fondamentale nel fornire le prove concrete a sostegno del beneficio della terapia antivirale nei pazienti con cirrosi da virus B. La regressione della fibrosi dovrebbe infatti tradursi nella prevenzione degli eventi clinici. Se i dati ad oggi disponibili dai pochi studi randomizzati e controllati nei pazienti cirrotici suggeriscono che la terapia antivirale può diminuire l'incidenza di epato-carcinoma, in particolare tra i pazienti che mantengono a lungo termine la risposta virologica, questo studio potrebbe fornire l’evidenza che la regressione della cirrosi sia la sola variabile in grado di azzerare l’insorgenza di complicanze.
Bibliografia
 
www.readfiles.it
 
Leggi ReAd files
 
Contatta la redazione
© Effetti srl
TUTELA DELLA PRIVACY - La informiamo che gli indirizzi di posta elettronica inseriti nel nostro archivio,
provengono da elenchi e servizi di pubblico dominio, pubblicati anche via web o per autorizzazione dei possessori.
Nel pieno rispetto del Codice in materia di protezione dei dati personali (D.lgs. 196/2003).
Lei ha il diritto di conoscere, modificare, far cancellare e opporsi al trattamento dei suoi dati personali.
Clicchi qui se non desidera più ricevere questa newsletter.