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Coinfezione HIV-HCV in Europa: ancora lontani gli obiettivi di...

La coorte EUROSIDA fotografa ampie differenze tra i paesi di...

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

Coinfezione HIV-HCV in Europa: ancora lontani gli obiettivi di trattamento e cura

Dall’analisi dei dati della coorte EUROSIDA, che raccoglie le informazioni cliniche di oltre 22.000 pazienti con HIV, emergono un accesso subottimale alla diagnosi di HCV nei paesi dell’Europa orientale, un basso accesso alle terapie (<80%)  in tre delle cinque regioni geografiche e una percentuale di cura non superiore all’80%.

L’analisi della cascade of care ha previsto dieci step, per permettere i confronti regionali, l’Europa è stata suddivisa in 5 regioni: sud, centro-ovest, nord, centro-est, est.

Dei 20.437 partecipanti alla coorte testati, il 41% presentava anticorpi anti-HCV e di questi il 52% (4.773) era in follow-up ed è stato analizzato. 

I partecipanti erano equamente distribuiti nell'Europa meridionale, centro-occidentale e orientale (dal 23% al 25% in ciascuna regione), e in minor numero nelle regioni settentrionali (15%) e centro-orientali (13%). Nel complesso, il 70% erano uomini, l'età media era di 51 anni, il 57% aveva acquisito HIV attraverso l'uso di sostanze iniettabili e il 20% erano uomini gay e bisessuali.

Dei 4.773 partecipanti (il 93% testato per HCV), il 19% era HCV-RNA positivo al momento dell'analisi, con la prevalenza più alta nell'Europa orientale (34%) e centro-orientale (30%).

Di circa 4.300 persone stimate con infezione cronica da epatite C, il 73% ha iniziato il trattamento, il 71% lo ha completato, il 69% ha avuto un follow-up sufficiente per consentire una valutazione dei risultati del trattamento e il 56% è guarito dall'epatite C.

La percentuale più alta di persone che hanno iniziato il trattamento è stata registrata nell'Europa centro-occidentale (85%) e la più bassa nell'Europa orientale (48%). I tassi di guarigione variavano dal 72% dell'Europa centro-occidentale al 28% dell'Europa orientale - molto al di sotto dell'obiettivo dell'80% dell'OMS.

Non sono state riscontrate differenze significative per i test, tranne che nell'Europa orientale, dove variavano dal 51% in Bielorussia al 100% in Georgia.

Per quanto riguarda il trattamento, sono state osservate sostanziali differenze intra-regionali nell'Europa centro-occidentale e orientale. Per esempio, nella prima regione, i tassi di misurazione dell'RNA dopo la fine della terapia e di guarigione erano significativamente più bassi in Belgio che in altri paesi.

Nella maggior parte dell'Europa orientale, il tasso di guarigione era < 40% (fino all'11% in Bielorussia). Nell'Europa meridionale, variava dal 66% in Israele al 79% in Portogallo. Nel Nord, il Regno Unito aveva sia il più alto tasso di inizio del trattamento (86%) che di cura (73%), mentre il paese con il più basso tasso di cura era la Danimarca (57%).

Più del 70% delle persone con infezione cronica sono state curate in sette dei 21 paesi che hanno fornito i dati, ad eccezione dell'Austria (>80%).  

Rispetto ai dati 2015, quando l’accesso agli agenti antivirali ad azione diretta era ridotto, i test sono aumentati dall'81% al 93% e l'infezione corrente è scesa dal 62% al 19%. L'accesso al trattamento è aumentato dal 44% al 73%, mentre la percentuale curata è aumentata dal 16% al 56%.

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