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Attivazione precoce della proteasi di HIV: una promettente...

Uno studio pubblicato sul Journal of Virology, mirato a definire...

La proteasi di HIV è essenziale per la maturazione delle particelle virali infettive e gli inibitori della proteasi HIV-1 hanno rappresentato un pilastro della terapia antiretrovirale per più di 2 decenni. Sebbene la terapia antiretrovirale risulti efficace nel controllare la replicazione di HIV-1, i serbatoi persistenti di cellule latentemente infette ristabiliscono rapidamente la replicazione una volta che la terapia viene interrotta. Mentre gli inibitori della proteasi sono agenti antiretrovirali efficaci, studi recenti hanno dimostrato che attivare prematuramente, piuttosto che inibire, la funzione della proteasi porta alla apoptosi delle cellule infette, con implicazioni interessanti ai fini della eradicazione.

Quando si attiva la proteasi? Studi recenti da minuti a ore dopo il rilascio virale. Nello studio pubblicato, il monitoraggio dell’attività della proteasi virale con citometria a flusso su scala nanometrica e microscopia a illuminazione strutturata istantanea, si è evidenziato che la proteasi virale viene attivata all'interno delle cellule prima del rilascio dei virioni liberi. Usando mutanti genetici che bloccano la proteasi in una conformazione di precursore, i ricercatori hanno dimostrato che sia il precursore che la proteasi matura hanno una cinetica di attivazione rapida e che l'attività del precursore della proteasi è sufficiente per la fusione virale con le cellule bersaglio. La scoperta che la proteasi di HIV-1 è attivata all'interno delle cellule produttrici prima del rilascio dei virioni liberi aiuta quindi non solo a risolvere una questione di lunga data su quando la proteasi viene attivata ma suggerisce che, per indurre una potente e specifica eliminazione delle cellule HIV-infette, è necessaria una modesta accelerazione della cinetica di attivazione della proteasi.

“Si tratta di un altro passo sulla strada che, speriamo, in un futuro conduca verso l’eradicazione di HIV: come commenta il professor Stefano Rusconi, dell’UO di Malattie Infettive dell’Ospedale di Legnano, agendo prima che abbia luogo l’attivazione della proteasi, con una strategia non antivirale ma mirata a invertire la latenza di HIV. Con questa strategia gli autori del lavoro hanno dimostrato che è possibile ottenere la morte delle cellule latentemente infette tramite un fenomeno simile all’apoptosi”.

La proteasi di HIV è essenziale per la maturazione delle particelle virali infettive e gli inibitori della proteasi HIV-1 hanno rappresentato un pilastro della terapia antiretrovirale per più di 2 decenni. Sebbene la terapia antiretrovirale risulti efficace nel controllare la replicazione di HIV-1, i serbatoi persistenti di cellule latentemente infette ristabiliscono rapidamente la replicazione una volta che la terapia viene interrotta. Mentre gli inibitori della proteasi sono agenti antiretrovirali efficaci, studi recenti hanno dimostrato che attivare prematuramente, piuttosto che inibire, la funzione della proteasi porta alla apoptosi delle cellule infette, con implicazioni interessanti ai fini della eradicazione.

Quando si attiva la proteasi? Studi recenti da minuti a ore dopo il rilascio virale. Nello studio pubblicato, il monitoraggio dell’attività della proteasi virale con citometria a flusso su scala nanometrica e microscopia a illuminazione strutturata istantanea, si è evidenziato che la proteasi virale viene attivata all'interno delle cellule prima del rilascio dei virioni liberi. Usando mutanti genetici che bloccano la proteasi in una conformazione di precursore, i ricercatori hanno dimostrato che sia il precursore che la proteasi matura hanno una cinetica di attivazione rapida e che l'attività del precursore della proteasi è sufficiente per la fusione virale con le cellule bersaglio. La scoperta che la proteasi di HIV-1 è attivata all'interno delle cellule produttrici prima del rilascio dei virioni liberi aiuta quindi non solo a risolvere una questione di lunga data su quando la proteasi viene attivata ma suggerisce che, per indurre una potente e specifica eliminazione delle cellule HIV-infette, è necessaria una modesta accelerazione della cinetica di attivazione della proteasi.

“Si tratta di un altro passo sulla strada che, speriamo, in un futuro conduca verso l’eradicazione di HIV: come commenta il professor Stefano Rusconi, dell’UO di Malattie Infettive dell’Ospedale di Legnano, agendo prima che abbia luogo l’attivazione della proteasi, con una strategia non antivirale ma mirata a invertire la latenza di HIV. Con questa strategia gli autori del lavoro hanno dimostrato che è possibile ottenere la morte delle cellule latentemente infette tramite un fenomeno simile all’apoptosi”.

La proteasi di HIV è essenziale per la maturazione delle particelle virali infettive e gli inibitori della proteasi HIV-1 hanno rappresentato un pilastro della terapia antiretrovirale per più di 2 decenni. Sebbene la terapia antiretrovirale risulti efficace nel controllare la replicazione di HIV-1, i serbatoi persistenti di cellule latentemente infette ristabiliscono rapidamente la replicazione una volta che la terapia viene interrotta. Mentre gli inibitori della proteasi sono agenti antiretrovirali efficaci, studi recenti hanno dimostrato che attivare prematuramente, piuttosto che inibire, la funzione della proteasi porta alla apoptosi delle cellule infette, con implicazioni interessanti ai fini della eradicazione.

Quando si attiva la proteasi? Studi recenti da minuti a ore dopo il rilascio virale. Nello studio pubblicato, il monitoraggio dell’attività della proteasi virale con citometria a flusso su scala nanometrica e microscopia a illuminazione strutturata istantanea, si è evidenziato che la proteasi virale viene attivata all'interno delle cellule prima del rilascio dei virioni liberi. Usando mutanti genetici che bloccano la proteasi in una conformazione di precursore, i ricercatori hanno dimostrato che sia il precursore che la proteasi matura hanno una cinetica di attivazione rapida e che l'attività del precursore della proteasi è sufficiente per la fusione virale con le cellule bersaglio. La scoperta che la proteasi di HIV-1 è attivata all'interno delle cellule produttrici prima del rilascio dei virioni liberi aiuta quindi non solo a risolvere una questione di lunga data su quando la proteasi viene attivata ma suggerisce che, per indurre una potente e specifica eliminazione delle cellule HIV-infette, è necessaria una modesta accelerazione della cinetica di attivazione della proteasi.

“Si tratta di un altro passo sulla strada che, speriamo, in un futuro conduca verso l’eradicazione di HIV: come commenta il professor Stefano Rusconi, dell’UO di Malattie Infettive dell’Ospedale di Legnano, agendo prima che abbia luogo l’attivazione della proteasi, con una strategia non antivirale ma mirata a invertire la latenza di HIV. Con questa strategia gli autori del lavoro hanno dimostrato che è possibile ottenere la morte delle cellule latentemente infette tramite un fenomeno simile all’apoptosi”.

La proteasi di HIV è essenziale per la maturazione delle particelle virali infettive e gli inibitori della proteasi HIV-1 hanno rappresentato un pilastro della terapia antiretrovirale per più di 2 decenni. Sebbene la terapia antiretrovirale risulti efficace nel controllare la replicazione di HIV-1, i serbatoi persistenti di cellule latentemente infette ristabiliscono rapidamente la replicazione una volta che la terapia viene interrotta. Mentre gli inibitori della proteasi sono agenti antiretrovirali efficaci, studi recenti hanno dimostrato che attivare prematuramente, piuttosto che inibire, la funzione della proteasi porta alla apoptosi delle cellule infette, con implicazioni interessanti ai fini della eradicazione.

Quando si attiva la proteasi? Studi recenti da minuti a ore dopo il rilascio virale. Nello studio pubblicato, il monitoraggio dell’attività della proteasi virale con citometria a flusso su scala nanometrica e microscopia a illuminazione strutturata istantanea, si è evidenziato che la proteasi virale viene attivata all'interno delle cellule prima del rilascio dei virioni liberi. Usando mutanti genetici che bloccano la proteasi in una conformazione di precursore, i ricercatori hanno dimostrato che sia il precursore che la proteasi matura hanno una cinetica di attivazione rapida e che l'attività del precursore della proteasi è sufficiente per la fusione virale con le cellule bersaglio. La scoperta che la proteasi di HIV-1 è attivata all'interno delle cellule produttrici prima del rilascio dei virioni liberi aiuta quindi non solo a risolvere una questione di lunga data su quando la proteasi viene attivata ma suggerisce che, per indurre una potente e specifica eliminazione delle cellule HIV-infette, è necessaria una modesta accelerazione della cinetica di attivazione della proteasi.

“Si tratta di un altro passo sulla strada che, speriamo, in un futuro conduca verso l’eradicazione di HIV: come commenta il professor Stefano Rusconi, dell’UO di Malattie Infettive dell’Ospedale di Legnano, agendo prima che abbia luogo l’attivazione della proteasi, con una strategia non antivirale ma mirata a invertire la latenza di HIV. Con questa strategia gli autori del lavoro hanno dimostrato che è possibile ottenere la morte delle cellule latentemente infette tramite un fenomeno simile all’apoptosi”.

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“Si tratta di un altro passo sulla strada che, speriamo, in un futuro conduca verso l’eradicazione di HIV: come commenta il professor Stefano Rusconi, dell’UO di Malattie Infettive dell’Ospedale di Legnano, agendo prima che abbia luogo l’attivazione della proteasi, con una strategia non antivirale ma mirata a invertire la latenza di HIV. Con questa strategia gli autori del lavoro hanno dimostrato che è possibile ottenere la morte delle cellule latentemente infette tramite un fenomeno simile all’apoptosi”.

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Quando si attiva la proteasi? Studi recenti da minuti a ore dopo il rilascio virale. Nello studio pubblicato, il monitoraggio dell’attività della proteasi virale con citometria a flusso su scala nanometrica e microscopia a illuminazione strutturata istantanea, si è evidenziato che la proteasi virale viene attivata all'interno delle cellule prima del rilascio dei virioni liberi. Usando mutanti genetici che bloccano la proteasi in una conformazione di precursore, i ricercatori hanno dimostrato che sia il precursore che la proteasi matura hanno una cinetica di attivazione rapida e che l'attività del precursore della proteasi è sufficiente per la fusione virale con le cellule bersaglio. La scoperta che la proteasi di HIV-1 è attivata all'interno delle cellule produttrici prima del rilascio dei virioni liberi aiuta quindi non solo a risolvere una questione di lunga data su quando la proteasi viene attivata ma suggerisce che, per indurre una potente e specifica eliminazione delle cellule HIV-infette, è necessaria una modesta accelerazione della cinetica di attivazione della proteasi.

“Si tratta di un altro passo sulla strada che, speriamo, in un futuro conduca verso l’eradicazione di HIV: come commenta il professor Stefano Rusconi, dell’UO di Malattie Infettive dell’Ospedale di Legnano, agendo prima che abbia luogo l’attivazione della proteasi, con una strategia non antivirale ma mirata a invertire la latenza di HIV. Con questa strategia gli autori del lavoro hanno dimostrato che è possibile ottenere la morte delle cellule latentemente infette tramite un fenomeno simile all’apoptosi”.

La proteasi di HIV è essenziale per la maturazione delle particelle virali infettive e gli inibitori della proteasi HIV-1 hanno rappresentato un pilastro della terapia antiretrovirale per più di 2 decenni. Sebbene la terapia antiretrovirale risulti efficace nel controllare la replicazione di HIV-1, i serbatoi persistenti di cellule latentemente infette ristabiliscono rapidamente la replicazione una volta che la terapia viene interrotta. Mentre gli inibitori della proteasi sono agenti antiretrovirali efficaci, studi recenti hanno dimostrato che attivare prematuramente, piuttosto che inibire, la funzione della proteasi porta alla apoptosi delle cellule infette, con implicazioni interessanti ai fini della eradicazione.

Quando si attiva la proteasi? Studi recenti da minuti a ore dopo il rilascio virale. Nello studio pubblicato, il monitoraggio dell’attività della proteasi virale con citometria a flusso su scala nanometrica e microscopia a illuminazione strutturata istantanea, si è evidenziato che la proteasi virale viene attivata all'interno delle cellule prima del rilascio dei virioni liberi. Usando mutanti genetici che bloccano la proteasi in una conformazione di precursore, i ricercatori hanno dimostrato che sia il precursore che la proteasi matura hanno una cinetica di attivazione rapida e che l'attività del precursore della proteasi è sufficiente per la fusione virale con le cellule bersaglio. La scoperta che la proteasi di HIV-1 è attivata all'interno delle cellule produttrici prima del rilascio dei virioni liberi aiuta quindi non solo a risolvere una questione di lunga data su quando la proteasi viene attivata ma suggerisce che, per indurre una potente e specifica eliminazione delle cellule HIV-infette, è necessaria una modesta accelerazione della cinetica di attivazione della proteasi.

“Si tratta di un altro passo sulla strada che, speriamo, in un futuro conduca verso l’eradicazione di HIV: come commenta il professor Stefano Rusconi, dell’UO di Malattie Infettive dell’Ospedale di Legnano, agendo prima che abbia luogo l’attivazione della proteasi, con una strategia non antivirale ma mirata a invertire la latenza di HIV. Con questa strategia gli autori del lavoro hanno dimostrato che è possibile ottenere la morte delle cellule latentemente infette tramite un fenomeno simile all’apoptosi”.

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“Si tratta di un altro passo sulla strada che, speriamo, in un futuro conduca verso l’eradicazione di HIV: come commenta il professor Stefano Rusconi, dell’UO di Malattie Infettive dell’Ospedale di Legnano, agendo prima che abbia luogo l’attivazione della proteasi, con una strategia non antivirale ma mirata a invertire la latenza di HIV. Con questa strategia gli autori del lavoro hanno dimostrato che è possibile ottenere la morte delle cellule latentemente infette tramite un fenomeno simile all’apoptosi”.

La proteasi di HIV è essenziale per la maturazione delle particelle virali infettive e gli inibitori della proteasi HIV-1 hanno rappresentato un pilastro della terapia antiretrovirale per più di 2 decenni. Sebbene la terapia antiretrovirale risulti efficace nel controllare la replicazione di HIV-1, i serbatoi persistenti di cellule latentemente infette ristabiliscono rapidamente la replicazione una volta che la terapia viene interrotta. Mentre gli inibitori della proteasi sono agenti antiretrovirali efficaci, studi recenti hanno dimostrato che attivare prematuramente, piuttosto che inibire, la funzione della proteasi porta alla apoptosi delle cellule infette, con implicazioni interessanti ai fini della eradicazione.

Quando si attiva la proteasi? Studi recenti da minuti a ore dopo il rilascio virale. Nello studio pubblicato, il monitoraggio dell’attività della proteasi virale con citometria a flusso su scala nanometrica e microscopia a illuminazione strutturata istantanea, si è evidenziato che la proteasi virale viene attivata all'interno delle cellule prima del rilascio dei virioni liberi. Usando mutanti genetici che bloccano la proteasi in una conformazione di precursore, i ricercatori hanno dimostrato che sia il precursore che la proteasi matura hanno una cinetica di attivazione rapida e che l'attività del precursore della proteasi è sufficiente per la fusione virale con le cellule bersaglio. La scoperta che la proteasi di HIV-1 è attivata all'interno delle cellule produttrici prima del rilascio dei virioni liberi aiuta quindi non solo a risolvere una questione di lunga data su quando la proteasi viene attivata ma suggerisce che, per indurre una potente e specifica eliminazione delle cellule HIV-infette, è necessaria una modesta accelerazione della cinetica di attivazione della proteasi.

“Si tratta di un altro passo sulla strada che, speriamo, in un futuro conduca verso l’eradicazione di HIV: come commenta il professor Stefano Rusconi, dell’UO di Malattie Infettive dell’Ospedale di Legnano, agendo prima che abbia luogo l’attivazione della proteasi, con una strategia non antivirale ma mirata a invertire la latenza di HIV. Con questa strategia gli autori del lavoro hanno dimostrato che è possibile ottenere la morte delle cellule latentemente infette tramite un fenomeno simile all’apoptosi”.

La proteasi di HIV è essenziale per la maturazione delle particelle virali infettive e gli inibitori della proteasi HIV-1 hanno rappresentato un pilastro della terapia antiretrovirale per più di 2 decenni. Sebbene la terapia antiretrovirale risulti efficace nel controllare la replicazione di HIV-1, i serbatoi persistenti di cellule latentemente infette ristabiliscono rapidamente la replicazione una volta che la terapia viene interrotta. Mentre gli inibitori della proteasi sono agenti antiretrovirali efficaci, studi recenti hanno dimostrato che attivare prematuramente, piuttosto che inibire, la funzione della proteasi porta alla apoptosi delle cellule infette, con implicazioni interessanti ai fini della eradicazione.

Quando si attiva la proteasi? Studi recenti da minuti a ore dopo il rilascio virale. Nello studio pubblicato, il monitoraggio dell’attività della proteasi virale con citometria a flusso su scala nanometrica e microscopia a illuminazione strutturata istantanea, si è evidenziato che la proteasi virale viene attivata all'interno delle cellule prima del rilascio dei virioni liberi. Usando mutanti genetici che bloccano la proteasi in una conformazione di precursore, i ricercatori hanno dimostrato che sia il precursore che la proteasi matura hanno una cinetica di attivazione rapida e che l'attività del precursore della proteasi è sufficiente per la fusione virale con le cellule bersaglio. La scoperta che la proteasi di HIV-1 è attivata all'interno delle cellule produttrici prima del rilascio dei virioni liberi aiuta quindi non solo a risolvere una questione di lunga data su quando la proteasi viene attivata ma suggerisce che, per indurre una potente e specifica eliminazione delle cellule HIV-infette, è necessaria una modesta accelerazione della cinetica di attivazione della proteasi.

“Si tratta di un altro passo sulla strada che, speriamo, in un futuro conduca verso l’eradicazione di HIV: come commenta il professor Stefano Rusconi, dell’UO di Malattie Infettive dell’Ospedale di Legnano, agendo prima che abbia luogo l’attivazione della proteasi, con una strategia non antivirale ma mirata a invertire la latenza di HIV. Con questa strategia gli autori del lavoro hanno dimostrato che è possibile ottenere la morte delle cellule latentemente infette tramite un fenomeno simile all’apoptosi”.

La proteasi di HIV è essenziale per la maturazione delle particelle virali infettive e gli inibitori della proteasi HIV-1 hanno rappresentato un pilastro della terapia antiretrovirale per più di 2 decenni. Sebbene la terapia antiretrovirale risulti efficace nel controllare la replicazione di HIV-1, i serbatoi persistenti di cellule latentemente infette ristabiliscono rapidamente la replicazione una volta che la terapia viene interrotta. Mentre gli inibitori della proteasi sono agenti antiretrovirali efficaci, studi recenti hanno dimostrato che attivare prematuramente, piuttosto che inibire, la funzione della proteasi porta alla apoptosi delle cellule infette, con implicazioni interessanti ai fini della eradicazione.

Quando si attiva la proteasi? Studi recenti da minuti a ore dopo il rilascio virale. Nello studio pubblicato, il monitoraggio dell’attività della proteasi virale con citometria a flusso su scala nanometrica e microscopia a illuminazione strutturata istantanea, si è evidenziato che la proteasi virale viene attivata all'interno delle cellule prima del rilascio dei virioni liberi. Usando mutanti genetici che bloccano la proteasi in una conformazione di precursore, i ricercatori hanno dimostrato che sia il precursore che la proteasi matura hanno una cinetica di attivazione rapida e che l'attività del precursore della proteasi è sufficiente per la fusione virale con le cellule bersaglio. La scoperta che la proteasi di HIV-1 è attivata all'interno delle cellule produttrici prima del rilascio dei virioni liberi aiuta quindi non solo a risolvere una questione di lunga data su quando la proteasi viene attivata ma suggerisce che, per indurre una potente e specifica eliminazione delle cellule HIV-infette, è necessaria una modesta accelerazione della cinetica di attivazione della proteasi.

“Si tratta di un altro passo sulla strada che, speriamo, in un futuro conduca verso l’eradicazione di HIV: come commenta il professor Stefano Rusconi, dell’UO di Malattie Infettive dell’Ospedale di Legnano, agendo prima che abbia luogo l’attivazione della proteasi, con una strategia non antivirale ma mirata a invertire la latenza di HIV. Con questa strategia gli autori del lavoro hanno dimostrato che è possibile ottenere la morte delle cellule latentemente infette tramite un fenomeno simile all’apoptosi”.

Attivazione precoce della proteasi di HIV: una promettente strategia terapeutica

La proteasi di HIV è essenziale per la maturazione delle particelle virali infettive e gli inibitori della proteasi HIV-1 hanno rappresentato un pilastro della terapia antiretrovirale per più di 2 decenni. Sebbene la terapia antiretrovirale risulti efficace nel controllare la replicazione di HIV-1, i serbatoi persistenti di cellule latentemente infette ristabiliscono rapidamente la replicazione una volta che la terapia viene interrotta. Mentre gli inibitori della proteasi sono agenti antiretrovirali efficaci, studi recenti hanno dimostrato che attivare prematuramente, piuttosto che inibire, la funzione della proteasi porta alla apoptosi delle cellule infette, con implicazioni interessanti ai fini della eradicazione.

Quando si attiva la proteasi? Studi recenti da minuti a ore dopo il rilascio virale. Nello studio pubblicato, il monitoraggio dell’attività della proteasi virale con citometria a flusso su scala nanometrica e microscopia a illuminazione strutturata istantanea, si è evidenziato che la proteasi virale viene attivata all'interno delle cellule prima del rilascio dei virioni liberi. Usando mutanti genetici che bloccano la proteasi in una conformazione di precursore, i ricercatori hanno dimostrato che sia il precursore che la proteasi matura hanno una cinetica di attivazione rapida e che l'attività del precursore della proteasi è sufficiente per la fusione virale con le cellule bersaglio. La scoperta che la proteasi di HIV-1 è attivata all'interno delle cellule produttrici prima del rilascio dei virioni liberi aiuta quindi non solo a risolvere una questione di lunga data su quando la proteasi viene attivata ma suggerisce che, per indurre una potente e specifica eliminazione delle cellule HIV-infette, è necessaria una modesta accelerazione della cinetica di attivazione della proteasi.

“Si tratta di un altro passo sulla strada che, speriamo, in un futuro conduca verso l’eradicazione di HIV: come commenta il professor Stefano Rusconi, dell’UO di Malattie Infettive dell’Ospedale di Legnano, agendo prima che abbia luogo l’attivazione della proteasi, con una strategia non antivirale ma mirata a invertire la latenza di HIV. Con questa strategia gli autori del lavoro hanno dimostrato che è possibile ottenere la morte delle cellule latentemente infette tramite un fenomeno simile all’apoptosi”.

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