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40 ANNI POSITIVI. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV...

La mostra in programma dal 2 al 15 giugno al Bergamo Science...

Per celebrare quattro decenni di battaglie nei confronti dell’infezione da HIV, il Bergamo Science Centre ospita, dal 1 al 15 giugno 2022, la mostra “40 anni positivi. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free”, dopo il grande successo dell’edizione milanese 2021.

Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

40 ANNI POSITIVI. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free
Bergamo Science Center | Viale Papa Giovanni XXIII 57, Bergamo
02 – 15 giugno 2022 | Lun - Ven 9.00 - 14.00 | 16.00 - 20.00
Sabato 9.00 – 20.00 | Domenica 10.00 – 20.00
www.icar2022.it

Per celebrare quattro decenni di battaglie nei confronti dell’infezione da HIV, il Bergamo Science Centre ospita, dal 1 al 15 giugno 2022, la mostra “40 anni positivi. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free”, dopo il grande successo dell’edizione milanese 2021.

Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

40 ANNI POSITIVI. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free
Bergamo Science Center | Viale Papa Giovanni XXIII 57, Bergamo
02 – 15 giugno 2022 | Lun - Ven 9.00 - 14.00 | 16.00 - 20.00
Sabato 9.00 – 20.00 | Domenica 10.00 – 20.00
www.icar2022.it

Per celebrare quattro decenni di battaglie nei confronti dell’infezione da HIV, il Bergamo Science Centre ospita, dal 1 al 15 giugno 2022, la mostra “40 anni positivi. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free”, dopo il grande successo dell’edizione milanese 2021.

Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

40 ANNI POSITIVI. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free
Bergamo Science Center | Viale Papa Giovanni XXIII 57, Bergamo
02 – 15 giugno 2022 | Lun - Ven 9.00 - 14.00 | 16.00 - 20.00
Sabato 9.00 – 20.00 | Domenica 10.00 – 20.00
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Per celebrare quattro decenni di battaglie nei confronti dell’infezione da HIV, il Bergamo Science Centre ospita, dal 1 al 15 giugno 2022, la mostra “40 anni positivi. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free”, dopo il grande successo dell’edizione milanese 2021.

Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

40 ANNI POSITIVI. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free
Bergamo Science Center | Viale Papa Giovanni XXIII 57, Bergamo
02 – 15 giugno 2022 | Lun - Ven 9.00 - 14.00 | 16.00 - 20.00
Sabato 9.00 – 20.00 | Domenica 10.00 – 20.00
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Per celebrare quattro decenni di battaglie nei confronti dell’infezione da HIV, il Bergamo Science Centre ospita, dal 1 al 15 giugno 2022, la mostra “40 anni positivi. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free”, dopo il grande successo dell’edizione milanese 2021.

Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

40 ANNI POSITIVI. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free
Bergamo Science Center | Viale Papa Giovanni XXIII 57, Bergamo
02 – 15 giugno 2022 | Lun - Ven 9.00 - 14.00 | 16.00 - 20.00
Sabato 9.00 – 20.00 | Domenica 10.00 – 20.00
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Per celebrare quattro decenni di battaglie nei confronti dell’infezione da HIV, il Bergamo Science Centre ospita, dal 1 al 15 giugno 2022, la mostra “40 anni positivi. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free”, dopo il grande successo dell’edizione milanese 2021.

Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

40 ANNI POSITIVI. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free
Bergamo Science Center | Viale Papa Giovanni XXIII 57, Bergamo
02 – 15 giugno 2022 | Lun - Ven 9.00 - 14.00 | 16.00 - 20.00
Sabato 9.00 – 20.00 | Domenica 10.00 – 20.00
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Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

40 ANNI POSITIVI. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free
Bergamo Science Center | Viale Papa Giovanni XXIII 57, Bergamo
02 – 15 giugno 2022 | Lun - Ven 9.00 - 14.00 | 16.00 - 20.00
Sabato 9.00 – 20.00 | Domenica 10.00 – 20.00
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Per celebrare quattro decenni di battaglie nei confronti dell’infezione da HIV, il Bergamo Science Centre ospita, dal 1 al 15 giugno 2022, la mostra “40 anni positivi. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free”, dopo il grande successo dell’edizione milanese 2021.

Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

40 ANNI POSITIVI. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free
Bergamo Science Center | Viale Papa Giovanni XXIII 57, Bergamo
02 – 15 giugno 2022 | Lun - Ven 9.00 - 14.00 | 16.00 - 20.00
Sabato 9.00 – 20.00 | Domenica 10.00 – 20.00
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Per celebrare quattro decenni di battaglie nei confronti dell’infezione da HIV, il Bergamo Science Centre ospita, dal 1 al 15 giugno 2022, la mostra “40 anni positivi. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free”, dopo il grande successo dell’edizione milanese 2021.

Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

40 ANNI POSITIVI. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free
Bergamo Science Center | Viale Papa Giovanni XXIII 57, Bergamo
02 – 15 giugno 2022 | Lun - Ven 9.00 - 14.00 | 16.00 - 20.00
Sabato 9.00 – 20.00 | Domenica 10.00 – 20.00
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Per celebrare quattro decenni di battaglie nei confronti dell’infezione da HIV, il Bergamo Science Centre ospita, dal 1 al 15 giugno 2022, la mostra “40 anni positivi. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free”, dopo il grande successo dell’edizione milanese 2021.

Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

40 ANNI POSITIVI. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free
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02 – 15 giugno 2022 | Lun - Ven 9.00 - 14.00 | 16.00 - 20.00
Sabato 9.00 – 20.00 | Domenica 10.00 – 20.00
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Per celebrare quattro decenni di battaglie nei confronti dell’infezione da HIV, il Bergamo Science Centre ospita, dal 1 al 15 giugno 2022, la mostra “40 anni positivi. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free”, dopo il grande successo dell’edizione milanese 2021.

Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

40 ANNI POSITIVI. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free
Bergamo Science Center | Viale Papa Giovanni XXIII 57, Bergamo
02 – 15 giugno 2022 | Lun - Ven 9.00 - 14.00 | 16.00 - 20.00
Sabato 9.00 – 20.00 | Domenica 10.00 – 20.00
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Per celebrare quattro decenni di battaglie nei confronti dell’infezione da HIV, il Bergamo Science Centre ospita, dal 1 al 15 giugno 2022, la mostra “40 anni positivi. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free”, dopo il grande successo dell’edizione milanese 2021.

Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

40 ANNI POSITIVI. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free
Bergamo Science Center | Viale Papa Giovanni XXIII 57, Bergamo
02 – 15 giugno 2022 | Lun - Ven 9.00 - 14.00 | 16.00 - 20.00
Sabato 9.00 – 20.00 | Domenica 10.00 – 20.00
www.icar2022.it

Per celebrare quattro decenni di battaglie nei confronti dell’infezione da HIV, il Bergamo Science Centre ospita, dal 1 al 15 giugno 2022, la mostra “40 anni positivi. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free”, dopo il grande successo dell’edizione milanese 2021.

Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

40 ANNI POSITIVI. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free
Bergamo Science Center | Viale Papa Giovanni XXIII 57, Bergamo
02 – 15 giugno 2022 | Lun - Ven 9.00 - 14.00 | 16.00 - 20.00
Sabato 9.00 – 20.00 | Domenica 10.00 – 20.00
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Per celebrare quattro decenni di battaglie nei confronti dell’infezione da HIV, il Bergamo Science Centre ospita, dal 1 al 15 giugno 2022, la mostra “40 anni positivi. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free”, dopo il grande successo dell’edizione milanese 2021.

Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

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Per celebrare quattro decenni di battaglie nei confronti dell’infezione da HIV, il Bergamo Science Centre ospita, dal 1 al 15 giugno 2022, la mostra “40 anni positivi. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free”, dopo il grande successo dell’edizione milanese 2021.

Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

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Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

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Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

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Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

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Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

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Sabato 9.00 – 20.00 | Domenica 10.00 – 20.00
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Per celebrare quattro decenni di battaglie nei confronti dell’infezione da HIV, il Bergamo Science Centre ospita, dal 1 al 15 giugno 2022, la mostra “40 anni positivi. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free”, dopo il grande successo dell’edizione milanese 2021.

Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

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Sabato 9.00 – 20.00 | Domenica 10.00 – 20.00
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Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

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Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

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Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

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Per celebrare quattro decenni di battaglie nei confronti dell’infezione da HIV, il Bergamo Science Centre ospita, dal 1 al 15 giugno 2022, la mostra “40 anni positivi. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free”, dopo il grande successo dell’edizione milanese 2021.

Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

40 ANNI POSITIVI. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free
Bergamo Science Center | Viale Papa Giovanni XXIII 57, Bergamo
02 – 15 giugno 2022 | Lun - Ven 9.00 - 14.00 | 16.00 - 20.00
Sabato 9.00 – 20.00 | Domenica 10.00 – 20.00
www.icar2022.it

Per celebrare quattro decenni di battaglie nei confronti dell’infezione da HIV, il Bergamo Science Centre ospita, dal 1 al 15 giugno 2022, la mostra “40 anni positivi. Dalla pandemia di AIDS a una generazione HIV free”, dopo il grande successo dell’edizione milanese 2021.

Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

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02 – 15 giugno 2022 | Lun - Ven 9.00 - 14.00 | 16.00 - 20.00
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Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

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Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

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Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

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Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

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Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

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Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

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Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

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Promossa e organizzata da Milano Check Point, con il supporto di Bergamo Fast-Track City, in concomitanza con ICAR2022, 14th Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, che si terrà a Bergamo dal 14 al 16 giugno, la rassegna presenta documenti d’archivio, manifesti e installazioni che raccontano la grande rivoluzione della cura e dello sviluppo della ricerca scientifica che, grazie ai movimenti di resistenza della società civile, nati negli Stati Uniti nei primi anni ottanta e diffusi poi anche in Europa, ha radicalmente modificato il corso della infezione da HIV e cambiato l’approccio verso una medicina partecipata e di prossimità.

La narrazione si apre con la copia dell’articolo pubblicato nel luglio 1981 sul New York Times che annunciava l’arrivo di una nuova e sconosciuta malattia poi identificata con AIDS: da qui si snoda il percorso della mostra attraverso materiali provenienti dagli archivi della Fondazione Corriere della Sera e delle associazioni milanesi attive nella lotta contro l’AIDS.

Particolarmente toccanti sono le immagini fotografiche scattate da un autore anonimo all’Ospedale Sacco di Milano che documentano la dimensione intima della cura all’interno del reparto di malattie infettive, negli anni più bui della pandemia.

Uno spazio particolare è dedicato all’installazione immersiva del Names Project AIDS Memorial Quilt (La coperta dei nomi), progetto nato da un’idea di Cleve Jones che prevedeva la realizzazione di pannelli di stoffa su cui erano impressi pensieri e disegni per commemorare amici e familiari scomparsi che, proprio perché morti di AIDS, avevano difficoltà a ricevere i funerali.

Infine, una grande installazione è dedicata alla rappresentazione degli studi scientifici Partner 1 e 2, pubblicati nel 2016 e nel 2019, che dimostrano quanto il rischio di trasmissione nei rapporti sessuali non protetti con persone HIV positive in trattamento sia ZERO. Questi studi vengono visualizzati attraverso un'installazione con 2660 papere di gomma – tante quante i partecipanti agli studi - per imprimere nella memoria e spiegare attraverso un’immagine forte il più grande traguardo scientifico riguardante l’HIV dell’ultimo decennio.

 

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