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Una disanima sulle iniziative e gli interventi oggi inderogabili...

N.2 2024
Editoriale
Tra successi e sfide lo screening per l’epatite C in Italia

Giancarlo Icardi, Matilde Ogliastro
Dipartimento di scienze della salute - DISSAL - Università degli Studi di Genova

Una disanima sulle iniziative e gli interventi oggi inderogabili per non disperdere il patrimonio di progressi ottenuti in Italia nell’ambito della campagna di eliminazione dell’epatite C promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

 

Fig1L'epatite C costituisce una delle sfide più significative in ambito di sanità pubblica. A livello globale, circa 50 milioni di individui sono affetti da infezione cronica causata dal virus dell'epatite C (HCV), con circa 1 milione di nuove infezioni che si verificano annualmente. Nel 2022, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stimato che più di 200.000 persone siano decedute a causa dell'epatite C. Per tali ragioni, l'OMS promuove una strategia globale per combattere le epatiti, mirando a ridurre del 90% le nuove infezioni e del 65% il numero di decessi correlati. Nel 2023, sotto lo slogan One life, one liver (Una vita, un fegato), l'OMS si è concentrata su questo tema, promuovendo la prevenzione, i test e il trattamento per eliminare le malattie epatiche e raggiungere gli obiettivi di eliminazione entro il 2030.

In passato, l'Italia ha registrato la prevalenza più alta di infezione da HCV in tutta Europa, con un numero significativo di complicazioni e decessi legati a questo virus. Per queste ragioni, a partire dal 2015, l'Italia ha adottato un approccio prioritario al trattamento delle infezioni da HCV mediante l'utilizzo dei nuovi farmaci antivirali.

Questa strategia ha segnato un punto di svolta nella gestione della malattia, consentendo l'eliminazione del virus in un numero significativo di pazienti.

Nel 2017 è stato approvato il trattamento universale per l'epatite C, il quale ha consentito l’accesso alle cure da parte di tutti coloro che erano affetti da questa infezione. Ad oggi l’Italia risulta essere il paese europeo con il numero più elevato di persone trattate per HCV e le proiezioni indicano una diminuzione della mortalità per HCV di più del 60%.

In Italia e in tutti i Paesi in cui sono state implementate le possibilità di trattamento, si è con il tempo assistito a un prevedibile calo del numero dei pazienti trattati. Tuttavia, questo declino non è stato lasciato al caso, ma al contrario sono state adottate ulteriori azioni tra cui, primo tra tutti, il lancio del programma nazionale di screening nel 2019.

Tale programma ha rappresentato un passo significativo per una migliore gestione dell’HCV, consentendo di individuare precocemente i casi di infezione e di avviare tempestivamente i trattamenti necessari. I fondi stanziati per il programma, che superano i 7 milioni di euro, sono un chiaro segnale dell'importanza attribuita alla prevenzione e al controllo delle malattie infettive come l'epatite C.

Ma quali sono i benefici e gli ostacoli delle iniziative di screening proposte dal decreto del 2019? E c'è la possibilità concreta di raggiungere gli obiettivi promossi dall’OMS entro il 2030? Queste domande sono complesse e richiedono una risposta articolata.

Prima di tutto, l'iniziativa di screening implementata a partire dal biennio 2020-2021 aveva come obiettivo principale il coinvolgimento di tre gruppi target specifici:

  • soggetti detenuti nelle strutture carcerarie, senza distinzione di età
  • individui assistiti dai Servizi Pubblici per le Dipendenze (SerD), indipendentemente dall'età
  • persone nate tra il 1969 e il 1989.

Le Regioni italiane oggi stanno attuando programmi di screening attraverso l’adozione di varie strategie per coinvolgere i cittadini.

Nonostante l'implementazione diffusa dello screening nelle Regioni, con un'attenzione particolare alle caratteristiche territoriali per massimizzare la copertura, alcuni territori non hanno ottenuto risultati paragonabili ad altri. In aggiunta a ciò, l'assenza di programmi di screening in alcune Regioni ha contribuito a creare disuguaglianze nell'accesso ai servizi sanitari. È quindi ineludibile, per massimizzare l'impatto degli sforzi, estendere l'attività di screening a tutte le Regioni e alle popolazioni target per garantire una distribuzione equa dei servizi. Lo screening per l'epatite C rappresenta un'iniziativa senza precedenti in termini di importanza e portata. Una campagna nazionale dovrebbe coinvolgere tutte le Regioni affinché possa veramente considerarsi nazionale.

Altro elemento cruciale riguarda la comunicazione: una campagna di sensibilizzazione su vasta scala, attraverso tutti i canali di comunicazione disponibili, porterebbe al raggiungimento di tutti, comprese le comunità più remote. Sarebbe utile allocare risorse specifiche per la comunicazione o consentire alle Regioni di utilizzare le proprie risorse a fini informativi. La partecipazione di tutti gli operatori sanitari è essenziale, poiché essi rappresentano il principale punto di contatto con i cittadini.

Pianificare una campagna di comunicazione coinvolgendo professionisti sanitari, società. scientifiche e medici di medicina generale potrebbe migliorare notevolmente l'adesione allo screening e i suoi risultati.
Inoltre, è importante considerare che una piccola parte di pazienti risultati positivi allo screening interrompe il percorso diagnostico-terapeutico prematuramente. Da questo è facile dedurre come, oltre all'inserimento nel percorso, sia necessario progettare un'assistenza mirata, assicurando una gestione efficace del paziente, un monitoraggio attento e un sostegno costante per garantire una continuità assistenziale ottimale.

Un'organizzazione ben strutturata sarebbe d’ausilio per evitare la dispersione dei pazienti durante il percorso diagnostico e terapeutico. Infine, l'impiego di test di screening più accessibili come i Point-of-Care Testing (POCT), potrebbe agevolare l'accesso alle cure e ai trattamenti, riducendo eventuali perdite durante il follow-up e garantendo che ogni individuo riceva un trattamento personalizzato e adeguato. Adottare un approccio olistico centrato sul benessere del paziente potrebbe contribuire a migliorare la qualità complessiva dell'assistenza e favorire risultati positivi nel percorso di cura. L'inclusione richiede un impegno costante per promuovere l'equità nell'accesso ai servizi sanitari, assicurando a ciascuno il suo, affinché ogni persona possa ricevere cure di alta qualità, indipendentemente dalla propria condizione.

Nell’ultima parte di questo breve articolo vale la pena chiedersi se, dal punto di vista della sanità pubblica, sia vantaggioso il rapporto costo/beneficio riguardo lo screening dell’epatite C. Dopo aver considerato l'efficacia dell'intervento (funziona davvero?) e la sua accessibilità (raggiunge tutti coloro che ne hanno bisogno?), è importante valutare se i benefici attesi superino i costi sostenuti. Questo implica un'analisi dei costi monetari diretti e indiretti associati all'intervento, confrontati con i benefici ottenuti, nonché una disamina della sua costo-efficacia complessiva.

Esistono numerosi studi internazionali che indicano come questo screening sia un intervento sostenibile. In Italia, studi condotti in collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità hanno dimostrato che lo screening per l'epatite C non è solo economicamente vantaggioso ma potrebbe generare risparmi nel medio termine.

I pazienti identificati come positivi ricevono trattamento a spese del Servizio Sanitario Nazionale, riducendo così le potenziali complicazioni e i costi associati, sia per i pazienti che per il Sistema Sanitario Nazionale. Questo intervento, mirato a individuare precocemente l'infezione, offre vantaggi significativi sia dal punto di vista umano che economico. Grazie alla disponibilità di cure che garantiscono un tasso di guarigione superiore al 95% dei casi e presentano effetti collaterali gestibili, il trattamento rappresenta un'opzione promettente per migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da HCV. Considerando l'impatto significativo sulla qualità della vita causato da malattie che possono richiedere cure specifiche, ricoveri ospedalieri e un deterioramento delle condizioni generali, il trattamento orale dagli scarsi effetti collaterali offre una soluzione che permette ai pazienti di assumere i farmaci con semplicità. Nonostante gli sforzi già profusi, l'obiettivo dell'OMS rimane un traguardo impegnativo ma non irraggiungibile.

In conclusione, l'espansione dello screening, il collegamento ai servizi sanitari per evitare dispersione dei pazienti nel percorso di diagnosi e cura, la creazione di un registro e una struttura organizzativa mirata per ottimizzare l'efficienza dei test e migliorare la valutazione della diffusione dell'infezione, sono interventi chiave per combattere l'epatite C. L'Italia ha compiuto significativi passi avanti, dimostrando la concreta possibilità di eliminare l'HCV grazie a programmi mirati. Ogni Regione deve affrontare le proprie sfide con soluzioni ad hoc, sia per quanto riguarda l'educazione che l'assistenza durante il percorso di cura. Con impegno costante e una cooperazione sinergica, possiamo continuare a progredire nella lotta contro questa malattia.

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