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AIDS 2024: HIV e malattie sessualmente trasmesse | La selezione...

La selezione dei contributi scientifici legati ai temi più...

N.3 2024
Congress Report
AIDS 2024: HIV e malattie sessualmente trasmesse

Camilla Muccini
Unità di Malattie Infettive, IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano

La selezione dei contributi scientifici legati ai temi più interessanti discussi durante la 25a edizione dell’International AIDS Conference 2024

 

La 25esima edizione dell’International AIDS Conference (AIDS) è stata ricca di contributi scientifici interessanti, lasciando sempre un ampio spazio a temi come lo stigma e la discriminazione nei confronti delle persone con HIV, che tuttora influiscono sull’accesso ai servizi ed alle cure in alcune regioni del mondo.

 

Cura di HIV

Nel corso della sessione Co-Chairs’ Choice è stato presentato il secondo paziente di Berlino, un uomo di 60 anni affetto da leucemia mieloide acuta che rappresenta la settima persona al mondo guarita dall’infezione da HIV. A differenza dei casi precedenti, si tratterebbe della prima eradicazione ottenuta in seguito a un trapianto di cellule staminali ematopoietiche, eseguito nel 2015, da un donatore eterozigote per CCR5 wild-type/CCR5-Δ32.

La terapia antiretrovirale con raltegravir, abacavir e lamivudina è stata sospesa nel 2018 e, per oltre 5 anni, l’HIV-RNA è rimasto non rilevabile nel plasma, così come l’HIV-DNA sia nel sangue periferico che nelle biopsie duodenali e ileali (Figura 1).

 

Fig1

 

Inoltre, non è stata osservata alcuna crescita virale a seguito della stimolazione delle cellule T CD4+, suggerendo che la riduzione del reservoir e la remissione dell’HIV possano essere indipendenti dallo stato di CCR5 (abstract SS0402LB). Questi risultati sono particolarmente notevoli nell’ottica di sviluppare nuove strategie di cura contro l’infezione da HIV che non richiedano necessariamente l’eliminazione completa di CCR5, oltre a validare un pool di donatori più ampio per i trapianti di cellule staminali ematopoietiche.

 

Prevenzione di HIV

Fig2Molto clamore hanno destato i risultati dello studio di fase 3 PURPOSE 1, che ha valutato l’efficacia di lenacapavir (LEN), un inibitore del capside somministrato per via sottocutanea ogni 6 mesi, nella prevenzione di HIV come profilassi pre-esposizione (PrEP). Sono state arruolate 5.345 donne cisgender di età compresa tra i 16 e i 26 anni in Sudafrica e in Uganda e randomizzate con un rapporto 2:2:1 a ricevere LEN, emtricitabina/tenofovir alafenamide (F/TAF) o emtricitabina/tenofovir disoproxil fumarato (F/TDF).

Il braccio di studio che prevedeva LEN non ha riportato nuove infezioni da HIV nel corso del trial, dimostrando un’efficacia del farmaco iniettabile del 100% e una superiorità significativa nei confronti della PrEP orale, che ha registrato 39 nuove infezioni con F/TAF (2.02 per 100 anni-persona) e 16 con F/TDF (1.69 per 100 anni-persona, Figura 2).

LEN in PrEP non solo ha garantito un’alta aderenza sia alla settimana 26 sia alla 52, rispettivamente del 91.5% e del 92.8%, ma ha anche confermato una buona tollerabilità; non è stata infatti descritta alcuna reazione grave nel sito di iniezione (Figura 3) e la frequenza degli eventi avversi è risultata simile tra i diversi gruppi di studio.

 

Fig3

 

La sicurezza è stata intenzionalmente valutata anche nelle donne incinte e in allattamento, che solitamente vengono escluse dai trial clinici: complessivamente, ci sono state 510 gravidanze, di cui 193 in donne incluse nel braccio in PrEP con LEN, con outcome sovrapponibili a quelli della popolazione generale.

Ulteriori dati su LEN nella prevenzione di HIV sono attesi dallo studio PURPOSE 2, volto a valutarne l’efficacia in uomini cisgender e transgender, donne transgender e individui di genere non binario che hanno rapporti sessuali con partner assegnati al sesso maschile alla nascita.

 

Altre infezioni sessualmente trasmesse

Nel campo della prevenzione delle infezioni sessualmente trasmesse (IST) si è parlato anche della doxiciclina come doxyPrEP.

Uno studio condotto in Giappone su 40 donne sex worker ha dimostrato una riduzione significativa dei tassi di IST da 232.3 a 79.2 per 100 anni-persona dall’introduzione di doxyPrEP (in particolare modo sifilide e marginalmente infezioni da C. trachomatis), senza avere un impatto rilevante sul microbioma vaginale. Pertanto, gli autori concludono che questi risultati supportino l’utilizzo della doxyPrEP nelle popolazioni ad alto rischio per IST (abstract OAC0803).

Risultati analoghi sono emersi da un trial presentato da ricercatori canadesi con lo scopo di valutare l’efficacia della doxyPrEP negli uomini che fanno sesso con uomini con l’infezione da HIV e una pregressa diagnosi di sifilide: 52 soggetti sono stati randomizzati in doppio cieco con un rapporto 1:1 a ricevere per 48 settimane doxiciclina 100 mg per via orale oppure placebo.

Nei partecipanti che hanno assunto la doxyPrEP è stata osservata una riduzione del 79% dei casi di sifilide, del 92% di clamidia e del 68% di gonorrea rispetto al braccio placebo (Tabella 1); lo sviluppo di farmacoresistenza alla doxiciclina è stata descritta nel corso dello studio in 3/19 e 2/19 isolati di S. aureus, rispettivamente nel gruppo doxiciclina e placebo (abstract LB11).

In assenza di linee guida specifiche sulla doxyPrEP, i lavori portati ad AIDS 2024 hanno mostrato dati incoraggianti, che necessitano di essere confermati da trial con campioni più ampi.

 

Tab1

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