Introduzione |
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L’infezione da virus dell’epatite B è caratterizzata da una progressione non lineare della malattia che si snoda in quattro diverse fasi biologiche (Figura 1): |
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la fase di immunotolleranza, caratterizzata dalla positività di HBeAg, alti livelli di HBV-DNA e normali valori di transaminasi (ALT); |
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la fase della clearance immuno-mediata in cui l’HBeAg può essere positivo o negativo e i livelli di HBV-DNA sono variabili ma costantemente associati a innalzamento dei valori delle ALT; |
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la fase del portatore inattivo anti-HBe positivo con valori stabilmente al di sotto delle 2000 UI/mL di HBV-DNA e valori normali di ALT; |
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la fase della riattivazione in cui HBV-DNA e ALT si innalzano in modo costante o fluttuante, a volte capriccioso e imprevedibile. |
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A queste si aggiunge la fase di guarigione, o controllo stabile dell’infezione, caratterizzata dalla negativizzazione dell’HBsAg e sieroconversione per anti-HBs. Ognuna di queste fasi ha un correlato istologico che è di infiammazione minima e fibrosi lieve nelle fasi di immunotolleranza e del portatore inattivo, mentre è di infiammazione florida e fibrosi di entità variabile, ma ad impronta progressiva, durante l’immuno-clearance e la riattivazione. La progressione non lineare è una caratteristica comune a molte infezioni croniche virali, tuttavia nell’epatite B è dominata dall’attitudine del virus a procedere in modo imprevedibile da una fase all’altra, anche in modo bidirezionale, con periodici rallentamenti e occasionali accelerazioni. Ciò rende obbligatorio osservare il paziente in maniera prolungata prima di classificarlo e di fare una previsione prognostica (1). » continua |