[ n. 6 - Ottobre 2013 ]
 
 
 
Il trattamento precoce dell’infezione
da HBV: quando è opportuno
a cura di Gloria Taliani
Dipartimento di Medicina Clinica, Sapienza Università di Roma
 
Introduzione
L’infezione da virus dell’epatite B è caratterizzata da una progressione non lineare della malattia che si snoda in quattro diverse fasi biologiche (Figura 1):
la fase di immunotolleranza, caratterizzata dalla positività di HBeAg, alti livelli di HBV-DNA e normali valori di transaminasi (ALT);
la fase della clearance immuno-mediata in cui l’HBeAg può essere positivo o negativo e i livelli di HBV-DNA sono variabili ma costantemente associati a innalzamento dei valori delle ALT;
la fase del portatore inattivo anti-HBe positivo con valori stabilmente al di sotto delle 2000 UI/mL di HBV-DNA e valori normali di ALT;
la fase della riattivazione in cui HBV-DNA e ALT si innalzano in modo costante o fluttuante, a volte capriccioso e imprevedibile.
A queste si aggiunge la fase di guarigione, o controllo stabile dell’infezione, caratterizzata dalla negativizzazione dell’HBsAg e sieroconversione per anti-HBs. Ognuna di queste fasi ha un correlato istologico che è di infiammazione minima e fibrosi lieve nelle fasi di immunotolleranza e del portatore inattivo, mentre è di infiammazione florida e fibrosi di entità variabile, ma ad impronta progressiva, durante l’immuno-clearance e la riattivazione. La progressione non lineare è una caratteristica comune a molte infezioni croniche virali, tuttavia nell’epatite B è dominata dall’attitudine del virus a procedere in modo imprevedibile da una fase all’altra, anche in modo bidirezionale, con periodici rallentamenti e occasionali accelerazioni. Ciò rende obbligatorio osservare il paziente in maniera prolungata prima di classificarlo e di fare una previsione prognostica (1). » continua
Il paziente immunotollerante
Le diverse fasi dell’infezione da virus dell’epatite B sono caratterizzate da un equilibrio tra virus e ospite che può esitare o meno in malattia. Nella fase di immunotolleranza il virus replica senza provocare risposta citolitica o infiammatoria nel fegato, pertanto, virtualmente, non sarebbe necessario contrastarne la moltiplicazione, in quanto il danno istologico è molto modesto o del tutto assente. » continua
   
Il portatore inattivo
La decisione di non trattare il paziente HBeAg negativo con valori normali di ALT e bassi (<2000 UI/mL) o assenti livelli di HBV-DNA è condivisa da tutte le linee guida e si basa sulla documentata consapevolezza che in questa tipologia di paziente l’infezione da HBV non avrà alcun impatto significativo sull’attesa e sulla qualità della vita (13,14). » continua
Bibliografia
 
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