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Introduzione |
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Inoltre, la variabilità dell’assetto virus-ospite implica che la decisione riguardo alla opportunità di iniziare un trattamento antivirale non sia più governata soltanto dalla domanda: quale paziente deve essere avviato al trattamento? quanto piuttosto dal quesito: quando bisogna iniziare il trattamento?, con l’implicita assunzione che ogni soggetto con infezione cronica da HBV potrebbe incorrere, nella sua storia naturale, nella necessità/opportunità di intraprendere un percorso terapeutico (2). Questo cambiamento di pensiero è rappresentato in modo evidente dall’evoluzione delle linee guida prodotte nel corso degli anni dalle società scientifiche che, nel definire i criteri per il trattamento in rapporto alle caratteristiche dei pazienti, ribadiscono l’importanza dell’osservazione prolungata per formulare una corretta classificazione dello stato attuale e per consentire il tempestivo riconoscimento dei cambiamenti di stato. |
Esistono in particolare due momenti nella storia naturale della malattia da HBV che richiedono una valutazione attenta e meditata del rischio di progressione del danno di fegato e dell’eventuale beneficio terapeutico: il momento dell’immunotolleranzae quello del portatore inattivo, durante i quali la stabilità del quadro virologico, biochimico e istologico, sembra sottintendere una quiescenza che a volte è realmente stabile, altre volte prelude verso lo stato attivo. Infine, l’analisi comparativa delle più importanti linee guida è interessante perché mette in luce una disparità nella definizione della forza e dell’evidenza delle raccomandazioni (Tabella 1), che rende un po’ più laborioso il processo decisionale riferito a ciascuna strategia terapeutica (3-5). |