Le indicazioni dalle ampie casistiche nazionali |
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Antonello Pietrangelo, Medicina Interna 2 e Centro Malattie Eredometaboliche del Fegato, Azienda Ospedaliero Universitaria, Policlinico di Modena |
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In questo ambito, un importante contributo è stato offerto dai gruppi italiani che hanno presentato dati raccolti anche in analisi prospettiche in ampie casistiche da database e/o registri regionali e nazionali. Questo ha permesso tra l’altro di acquisire nuovi dati su alcune questioni aperte quali efficacia e sicurezza nel cirrotico, il paventato rischio di HCC legato all’uso dei nuovi DAA, il genotipo 3 “difficile”, il paziente trapiantato e l’anziano.
La popolazione più negletta dagli studi registrativi è sicuramente stata quella dei cirrotici. Utilizzando una piattaforma informatica (NAVIGATORE) Milan e coll. hanno raccolto interessanti dati sulla sicurezza ed efficacia dei DAA in 3514 pazienti HCV trattati nei centri del Nord-Est. Di questi, 70% erano cirrotici e il 14% presentavano comorbidità tra cui diabete, obesità e malattie cardiovascolari. Nei 2442 pazienti F4, l'SVR12 è risultata globalmente del 91% (rispetto al 97% negli F3) e, come atteso, dell'82% nel genotipo 3. La tollerabilità e la sicurezza sono risultate soddisfacenti: 290 pazienti hanno presentato eventi avversi (8%), in un quinto dei casi l’anemia, legata all’uso di rivabirina (RBV). Sia l’efficacia che la tolleranza è risultata ridotta nei pazienti con cirrosi Child B. ► continua |
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I risultati ottenuti nelle coorti internazionali |
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Renato Maserati, Dipartimento di Malattie Infettive 1, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia |
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Sempre al Liver meeting, Maus e coll. hanno presentato i dati relativi a pazienti tedeschi selezionati da una più ampia coorte di soggetti con epatopatia cronica da HCV genotipo 3 (GT3). Dei 1018 pazienti considerati, 384 erano stati trattati con una combinazione di sofusbuvir + daclatasvir con o senza ribavirina (SOF/DCV±RBV)per 12 o 24 settimane. Erano inclusi pazienti naive o experienced al trattamento antivirale, con o senza cirrosi epatica. Parte di questi pazienti (n=77, pari al 20.1%) erano in terapia sostitutiva degli oppioidi (OST) essendo ex-tossicodipendenti per via iniettiva. La risposta virologica (SVR12) - verificabile in 269 pazienti - è stata piuttosto elevata ed ha sostanzialmente confermato quanto già osservato negli studi ALLY-3 e ALLY-3+ per il trattamento di 12 settimane e nel programma di uso compassionevole (CUP) per una durata di 24 settimane (Figura 1). In particolare, nei pazienti trattati per 12 settimane con l’aggiunta di RBV, la SVR12 è stata del 100% in tutti i gruppi, confermando quanto suggerito dalle più recenti linee-guida EACS. ► continua |
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