n. 6 - Luglio 2016
Indicazioni e conferme dalla real life
per i pazienti italiani con epatite cronica C
 
Alessio Aghemo
UO Gastroenterologia ed Epatologia, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano
 
La rapidità con cui sono stati introdotti in commercio gli antivirali ad azione diretta (DAA) contro il virus dell’epatite C (HCV) ha portato ad un utilizzo basato su evidenze derivanti dagli studi registrativi spesso condotti su gruppi di pazienti altamente selezionati e sul parere degli esperti. Per questo motivo la conferma della loro efficacia e sicurezza attraverso dati di pratica clinica reale che permettessero anche di rispondere ai buchi neri lasciati dagli studi registrativi era fondamentale. I primi dati reali sono stati generati dagli studi Target e Trio, 2 studi di registro condotti principalmente negli Stati Uniti su casistiche di pazienti differenti rispetto a quelli seguiti nei centri epatologici italiani. Pertanto la reale trasferibilità per il medico italiano delle informazioni derivate da questi studi è dubbia. All’ultimo International Liver Congress dell’EASL, tenutosi a Barcellona, sono stati presentati numerosi studi provenienti da paesi europei ed extra-europei, che hanno analizzato coorti di pazienti simili a quelli trattati in Italia, e dati interessanti per la gestione dei pazienti italiani provengono dal recente congresso ICAR (Italian Conference on AIDS and Antiviral Research) di Milano.
I dati della Rete Regionale Lombarda
per l’epatite C
Analizzando i pazienti infettati dal genotipo 1, ossia quello largamente preponderante nella popolazione HCV italiana, sono emersi tassi di efficacia elevati utilizzando i regimi di combinazione approvati dalle linee guida EASL: sofosbuvir + simeprevir (SOF/SMV), sofosbuvir + ledipasvir (SOF/LDV), paritaprevir/ombitasvir + dasabuvir (3D) e sofosbuvir + daclatasvir (SOF/DCV). In queste casistiche che complessivamente includono più di 16000 pazienti il tasso di SVR complessivo è stato maggiore del 90% (Figura 1). ► continua
 
HCV-3 e l’aderenza alle raccomandazioni
EASL e AISF
Le raccomandazioni EASL ritengono in questi pazienti la combinazione di sofosbuvir + daclatasvir + ribavirina per 24 settimane come la terapia ottimale. Questa raccomandazione all’epoca della stesura delle linee guida europee (febbraio 2015) era basata sul parere di esperti in quanto lo studio di dimensioni campionarie maggiori in pazienti HCV-3 - lo studio Ally-3 - non aveva indagato la sicurezza e l’efficacia di questo trattamento. Lo studio Ally-3 ha infatti trattato pazienti HCV-3 per 12 settimane con sofosbuvir + daclatasvir, dimostrando una efficacia ottimale nei pazienti non cirrotici (96% SVR), ma ancora una volta subottimale nei pazienti cirrotici (63% SVR). ► continua
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