n.5 - Aprile 2011
 
Studio PROGRESS:
presentati i risultati
a 96 settimane
A cura di Massimo Andreoni1, Carlo Federico Perno2
1 Cattedra di Malattie Infettive, Università di Roma “Tor Vergata”
2 Dipartimento di medicina Sperimentale e Scienze Biomediche, Università di Roma “Tor Vegata”
In questi ultimi anni la terapia antiretrovirale di combinazione con più farmaci ha determinato una drastica riduzione della mortalità e del numero di nuovi casi di AIDS. Tuttavia è stato ormai dimostrato che il trattamento antiretrovirale, seppur altamente efficace, non è in grado di sopprimere completamente la replicazione virale, e quindi di eradicare l’infezione.
La corretta scelta dei farmaci da utilizzare nelle diverse fasi dell’infezione rappresenta a tutt’oggi un problema complesso, che richiede spesso numerose e difficili valutazioni. Nelle diverse strategie terapeutiche consigliate dalla linee guida nazionali ed internazionali è prevista l’associazione di due NRTI con un terzo farmaco (NNRTI, PI, INI, inibitore del CCR5).
Nel concetto della terapia individualizzata, in relazione alle caratteristiche del paziente nonché a quelle del virus, capita frequentemente nella pratica clinica la necessità di utilizzare uno schema terapeutico che non preveda l’utilizzo di NRTI: nella gestione del paziente con infezione da HIV, diventa sempre più importante riuscire a risparmiare le long term toxicity, tipiche degli NRTI, come quelle legate allo sviluppo di lipodistrofia, di alterazioni della funzione renale e del metabolismo osseo. A questo proposito, dati relativi a studi cosiddetti NUC-sparing iniziano ad essere disponibili. In questa linea si inserisce lo studio PROGRESS, i cui risultati a 96 settimane sono stati recentemente presentati al Convegno Panamericano sull’AIDS.
Lo studio
Il PROGRESS (PROTease/InteGRasE Simplification Studies) è uno studio randomizzato, multicentrico, che ha valutato la tollerabilità e l’efficacia della associazione di Lopinavir/r (400/100 mg bid) con Raltegravir (400 mg bid) o con TDF/FTC (300/200 mg QD). continua
I risultati
Nessuna differenza significativa nelle caratteristiche demografiche, virologiche e immunologiche è stata riscontrata tra i pazienti arruolati nei due bracci dello studio.
I due schemi di terapia sono stati ben tollerati, così come dimostrato dal basso numero di soggetti che hanno interrotto il trattamento entro 96 settimane (18,8% nel braccio LPV/RAL e 14,3% nel braccio LPV/TDF/FTC). I fallimenti virologici si sono avuti solo nell’1.5% dei pazienti (nell’1% nel braccio LPV/RAL e nell’1,9% nel braccio LPV/TDF/FTC). continua
Il profilo di tollerabilità
Relativamente agli eventi avversi (tabella 3) nei pazienti trattati con LPV/RAL vi è stato un minor numero di casi di diarrea (p=0,088, con un trend vicino alla significatività) e un minor numero di pazienti con riduzione della clearance della creatinina <50 ml/min (1,0% vs 3,8%). Ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia non sono significativamente differenti tra i due bracci (p>0,05). continua
L’aderenza
L’aderenza alla terapia misurata mediante MEMS (Medication Events Monitoring System) è risultata buona e comunque simile nei due schemi di terapia.
Conclusioni
In sostanza, il trattamento con LPV/RAL si è dimostrato, a 96 settimane, efficace sia in termini di risposta virologica (numero di soggetti con < 40 copie HIV-RNA/ml) che immunologica (incremento dei linfociti CD4) con risultati simili a quelli ottenuti con LPV/TDF/FTC. In particolare, entrambi i regimi terapeutici si sono dimostrati ben tollerati con un basso numero di soggetti che hanno dovuto interrompere il trattamento.
Il ruolo della dual therapy: il commento ai dati
Questo studio acquisisce una sostanziale importanza, alla luce dei dati non sempre nitidi, recentemente presentati riguardo l’efficacia in pazienti naive dell’associazione di un inibitore della proteasi con raltegravir. In particolare lo studio SPARTAN che ha indagato l’associazione di Atazanavir (300 mg BID) con RAL (400 mg BID) ha dimostrato una buona risposta virologica ma un elevato numero di pazienti con iperbilirubinemia di grado 3 / 4.
Lo studio ACTG A5262 ha valutato l’associazione di Darunavir/r (800mg/100mg QD) con RAL (400mg BID) dimostrando alti (e inattesi) tassi di fallimento soprattutto in pazienti che presentavano un’alta viremia al momento dell’arruolamento, con in più uno sviluppo di resistenza, soprattutto a raltegravir, al di sopra dell’atteso, considerando che di norma l’uso degli inibitori della proteasi protegge i farmaci compagni di viaggio, riducendo il tasso di resistenze al fallimento virologico. continua

Scarica il pdf del poster dello studio PROGRESS
 
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