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U.O. Malattie Infettive. Azienda Ospedaliera Umberto I°, Siracusa |
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 Non sorprende che dei 1600 abstract presentati al recente congresso dell’American Association for the Study of Liver Diseases (AASLD), la maggior parte sia stata dedicata alle epatiti virali. Le infezioni da virus epatitici sono, infatti, la causa prevalente di malattia e mortalità epatica a livello mondiale, in particolare l’infezione da virus B che, in un contesto epidemiologico in evoluzione, costituisce la terza causa di morte per epatopatia in Italia. Tuttavia anche lo scenario terapeutico dell’epatite cronica B (ECA HBV) è in costante crescita e diventa così ancor più interessante esaminare le conferme e le novità scaturite da quest’ultima edizione congressuale. |
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| Valore predittivo dei livelli di HBsAg |
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| Nei pazienti HBeAg negativi sino ad oggi abbiamo lamentato la mancanza di fattori predittivi in corso di trattamento con Peg-IFN che consentissero, analogamente a quanto avviene per la terapia dell’epatite cronica C, di stabilire una “stopping rule” accurata. Il trattamento con Peg-IFN con o senza lamivudina (LAM) potrebbe essere valutato alla 12° settimana mediante dosaggio dei livelli di HBsAg secondo lo studio presentato da P. Marcellin et al. (1). I pazienti con livelli di HBsAg superiori a 1500 UI/ml hanno minori probabilità di ottenere una risposta virologica o sierologica. Pertanto questo test e questo cut off potrebbero identificare precocemente i non responder ed evitare inutili costi ed effetti collaterali. |
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| Gli studi con entecavir |
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Molte comunicazioni hanno riguardato i più recenti antivirali caratterizzati da elevata potenza ed alta barriera genetica, come entecavir. Pietro Lampertico ha presentato uno studio molto interessante perché condotto con l’obiettivo di valutare fino a che punto i risultati ottenuti dai trial registrativi di entecavir (ETV) siano replicabili nei nostri ambulatori (2). Lo studio ha stabilito che il trattamento con ETV, in condizioni di pratica clinica, determina percentuali di soppressione virale nel 95% dei pazienti HBeAg negativi e nel 65% dei pazienti HBeAg positivi. |
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| Studi di confronto tra tenofovir ed adefovir |
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| I due analoghi nucleotidici tenofovir (TDF) ed adefovir (ADV) sono stati confrontati nel trattamento dell’ECA HBV HBeAg positiva e HBV HBeAg negativa. Il primo studio di Heathcote e coll, randomizzato e in doppio cieco valuta l’efficacia di TDF 300 mg/die (176 pazienti) per 96 settimane versus ADV 10 mg (90 pazienti) per 48 settimane e seguito da trattamento con TDF 300 mg nell’ECA HBV HBeAg positiva (8). |
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| Conclusioni |
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| Nel vasto panorama di dati presentati al congresso dell’AASLD, gli studi con entecavir confermano l’efficacia terapeutica del farmaco, caratterizzato da elevata potenza e da alta barriera genetica. In particolare, i dati a 5 anni ne mostrano la capacità di garantire un’adeguata soppressione virale nel lungo termine, associata ad un minimo rischio di indurre resistenze virali, peraltro dimostrato anche in condizioni di pratica clinica. Di estremo interesse sono anche le segnalazioni sugli effetti del farmaco in termini di riduzione della fibrosi e regressione della cirrosi, di negativizzazione di HBsAg, nonché quale terapia di salvataggio nei pazienti che hanno sviluppato resistenza alla lamivudina. |
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