New approaches of ART
◼ Sivia Nozza, Divisone Malattie Infettive, Istituto San Raffaele, Milano
L’unico nuovo farmaco in studio con presentazione di dati è l’inibitore della traslocazione della trascrittasi inversa (NRTTI) MK-8591 che ha mostrato efficacia virologica a partire dalla dose di 0.25 mg una volta al giorno e una buona tollerabilità (Matthews RP. #26).
Gli altri studi di terapia antiretrovirale si sono concentrati su:
- coinfezione con tubercolosi: uno studio clinico ha mostrato come l’interazione tra rifampicina e tenofovir alafenamide (TAF) ne controindichi la cosomministrazione, anche con il raddoppio del dosaggio di TAF (Cerrone M. #28LB) in quanto si osserva una diminuzione della concentrazione di TAF del 45-47%.
- inizio della terapia antiretrovirale in pratica clinica con CD4<200/mmc: il REALITY trial ha sottolineato come la mortalità in Africa subsahariana sia del 10% entro tre mesi dalla diagnosi di infezione da HIV in quanto la mediana di cellule CD4 di inizio ART è 37/mmc; la concomitante somministrazione di profilassi per criptococcosi e tubercolosi ne diminuisce l’incidenza (Post F et al. #490). Nella coorte ICONA si sono analizzati i soggetti poco rappresentati nei trials, con CD4<200/mmc e HIV RNA>100.000 copie/mL: considerando la terapia di 1127 soggetti, nonostante la più alta percentuale di inizio con inibitori delle proteasi (729/1127), la durabilità dei regimi contenenti efavirenz o inibitori dell’integrasi è risultata maggiore (Gianotti N. #493).
Un altro dato importante è quello della terapia antiretrovirale in soggetti multifalliti, almeno alla terza linea terapeutica, nei Paesi in via di sviluppo. Lo studio A5288 ha evidenziato come in 545 soggetti il regime di salvataggio più efficace è quello composto da darunavir/ritonavir, raltegravir con o senza l’aggiunta di etravirina: alla settimana 48 il 64% raggiunge HIV RNA<200 copie/mL (Grinsztejn B. #30LB).