HIV and Aging
◼ Emanuele Focà, Divisione di Malattie Infettive, Università degli studi di Brescia
Alcuni dei lavori presentati hanno consentito di esplorare alcuni aspetti innovativi dell’invecchiamento in HIV: ne abbiamo selezionati due, uno di taglio più biologico ed uno sostanzialmente di aspetto clinico.
- Il primo (Guaraldi G. #759), condotto presso l’Università di Modena, ha analizzato la presenza del timo e la sua struttura in relazione ad alcuni parametri di aging in 665 pazienti sottoposti a TAC del torace per lo studio delle arterie coronarie, con l’ipotesi che l’involuzione timica possa avere un impatto sui meccanismi di invecchiamento. Sia la presenza che la morfologia del timo, infatti, sono risultate correlate con una minore durata dell’infezione da HIV e con un miglior fenotipo di frailty. Lo studio, pertanto, ricalcando i dati presenti nella popolazione HIV-negativa, dimostra che i pazienti che preservano la funzione timica sembrano avere un migliore outcome per quanto riguarda la presenza di multi-morbidità e un miglior fenotipo di frailty.
- Il secondo studio (Erlandson KM. #755), condotto presso l’Università del Colorado, ha esplorato l’effetto dell’attività fisica su 28 pazienti HIV+ di età tra i 50 e i 65 anni confrontandoli con 31 HIV- di pari età. I pazienti sono stati randomizzati, dopo un periodo di esercizio fisico moderato, a proseguire con attività fisica moderata oppure a seguire un percorso più intenso. Sebbene l’attività fisica moderata si è dimostrata avere un impatto positivo sul deterioramento fisico in entrambi i gruppi di pazienti anziani con vita sedentaria, l’esercizio fisico intenso ha dimostrato di offrire maggiori benefici in termini di recupero delle funzioni fisiche nei pazienti HIV+ rispetto ai controlli, suggerendo, pertanto, un ulteriore beneficio dell'esercizio fisico ad alta intensità tra gli anziani HIV+ che conducono uno stile di vita sedentario.