Lo studio presentato da J. Mitchell suggerisce che le cellule dendritiche plasmacitoidi (pDCs) sono sensori innati della replicazione virale dopo l’interruzione della ART e potrebbero essere impiegate come biomarker precoci di rebound virale rispetto alla comparsa di viremia plasmatica rilevabile (Mitchell J. #125).
J.Ananworanich ha tenuto una bellissima lettura sulle strategie terapeutiche emergenti per la cura di HIV. I dati degli studi Fiebig hanno dimostrato che il trattamento ART precoce dell’infezione acuta da HIV permette di ridurre l’entità del reservoir virale latente rispetto alla terapia tardiva, non risultando sufficiente di per sé ad ottenere l’eradicazione del virus (Ananworanich J. #124, Leyre L. #291).
Risultati interessanti sono stati presentati sui “Latency Reversing Agents” (LRA), ossia molecole in grado di riattivare selettivamente il virus dai linfociti T CD4+ quiescenti, rendendoli suscettibili ad i meccanismi di clearance immunologica dell’ospite. L’agonista del “Toll-like receptor 7” (TLR7), GS-920, stimola in vitro la produzione di HIV da parte dei linfociti T CD4+ prelevati da soggetti HIV positivi in trattamento ART e permette di eliminare le cellule infette mediante l’attivazione dei linfociti T CD8 citotossici ed il killing anticorpo-mediato (Murry J. #118). L’agonista della “Protein Kinase C” (PKC), GSK445A, ha la capacità in vitro di riattivare il virus HIV latente, risultando ben tollerato in studi condotti sui macachi Rhesus (Brehm J. #123).
Numerosi studi sono stati presentati sull’immunoterapia passiva con anticorpi neutralizzanti per curare l’infezione da HIV. La somministrazione dell’anticorpo neutralizzante monoclonale VRC01 a soggetti virologicamente soppressi con ART ha fornito risultati deludenti, dal momento che non è stata in grado di determinare una riduzione della viremia residua, dei livelli cellulari di HIV RNA/DNA e di stimolare la produzione virale da parte dei linfociti T CD4+ (Riddler S. #330 LB). Le possibili cause di assenza di risposta potrebbero essere la presenza di resistenza del virus nei confronti di VRC01 o la scarsa capacità di espressione di virus da parte delle cellule di pazienti virologicamente soppressi, con conseguente assenza di clearance immunologica. M.Nussenzweig ha tenuto un’interessante presentazione sull’impiego simultaneo di anticorpi monoclonali aventi come target differenti epitopi dell’envelope virale e di LRA per ottenere l’eradicazione di HIV (Nussenzweig M. #145).
L’associazione della vaccinazione terapeutica (MVA.HIVconsv) e di un LRA (Romidepsin) ha fornito risultati incoraggianti in vivo. In 11 soggetti, trattati entro 3 mesi dall’infezione acuta e virologicamente soppressi con ART da almeno 3 anni, ha consentito il mantenimento di un controllo duraturo dell’infezione da HIV in 4 casi (36%) dopo 7, 12, 14 e 22 settimane dall’interruzione della ART, dimostrando un cambiamento del pattern di immunodominanza dei linfociti T citotossici verso regioni conservate di HIV (Mothe V. #119LB).
La ricerca per la cura dell’HIV proseguirà nei prossimi anni rappresentando una sfida per i ricercatori ed un sogno per i pazienti, perché “non assumere farmaci significa ritornare ad essere normali” come sottolineato da uno dei partecipanti dello studio Fiebig I condotto da J. Ananworanich. |