In una sessione dedicata di comunicazioni orali, sono stati illustrati da Altfeld M (#178) i meccanismi conosciuti di interazione fra recettori delle cellule NK e ligandi utilizzati dalle cellule NK per riconoscere ed eliminare cellule infettate da HIV con indicazione dei meccanismi noti con cui HIV evade tale sorveglianza.
Un’altra presentazione plenaria ha illustrato aspetti di particolare novità che coinvolgono il mondo delle cellule NK: la inaspettata diversità del loro repertorio. In ogni individuo si possono contare da 6000 a 30000 differenti repertori e fenotipi NK mediante citometria di massa. Studiando un piccolo gruppo di donatori è stato stimato addirittura un numero totale >100000 fenotipi NK. L’ampiezza del repertorio dimostra la flessibilità e plasticità della risposta NK all’ambiente e nel particolare ad infezioni virali. Maggiori ampiezze e diversità di repertorio NK sono associate a maggiore probabilità di infezione da HIV acquisita. La “firma” fenotipica e trascrizionale NK si associa ad evoluzioni cliniche differenti all’esposizione ad HIV (Blish CA, #179).
E' stata presentata da Karn J (#180) un’overview sull’impiego di cellule NK nell’immunoterapia dopo aver indotto riattivazione di HIV dai santuari e siti di latenza con l’impiego contemporaneo di HDACi e anticorpi anti-HIV. Sono stati utilizzati inibitori delle istone deacetilasi (HDACi) per attivare la replicazione di HIV e sono state “armate” le cellule NK con anticorpi HIV-specifici che legando il CD16 (recettore per Fc delle Immunoglobuline) attivano la lisi della cellula infettata da parte delle cellule NK. Lungo questa linea di studio, lo sviluppo di composti CD4-mimetici permette di ricreare la conformazione di HIVenv legata al CD4+. In questa conformazione, che in vivo è evitata al massimo da HIV, gli antcorpi legati a HIVenv espongono in modo ottimale la catena pesante per poter scatenare ADCC da parte di cellule NK (Finzi A, #181).
Dati che confermano la presenza di una pressione immunitaria innata NK-mediata che contribuisce alle differenze di evoluzione clinica nei pazienti HIV sono stati presentati da Mori M (#256) in una coorte sudafricana da uno studio su 303 pazienti. La presenza, geneticamente determinata, di KIR2DL3 (un recettore inibitorio di NK) ed il suo ligando HLA C*16 identifica i pazienti che più rapidamente necessitano di ART.
Un’evasione virale al controllo innato delle cellule NK è stato presentata in uno studio tailandese. Il numero di mutazioni in HIVgag specifiche per l’interazione KIR-HLA di varianti virali CRF_01AE correla inversamente con la sopravvivenza (Mori M, #314). Questi dati dimostrano la presenza di una pressione immune innata anti-HIV con differenze loco-regionali che dipendono dalla genetica dello spettro di risposta innata della popolazione e dalle varianti virali.
E' stato prospettato da Pavlakis GN (#259LB), l’impiego in immunoterapia per HIV di una forma eterodimerica ricombinanate di IL-15 (herIL-15). Tale formulazione è attualmente allo studio in immunoterapia antineoplastica. Si tratta della forma di IL-15 attiva in vivo, capace di attivare ed espandere i linfociti CD8 citotossici e le cellule NK. La somministrazione di herIL-15 in macachi infetti con SIV e SHIV determina un aumento del numero di queste cellule citotossiche nei centri germinativi e in organi linfoidi secondari, dove si trovano “santuari” di HIV.
In uno studio in vitro su 32 donatori sani, Korner C (#315) ha dimostrato che l’espressione di KIR2DL1 sulle cellule NK ne blocca l’attività quando queste riconoscono HLA autologo residuo su linfociti CD4+ infettati da HIV. L’aggiunta di anticorpi (anti-KIR) che impediscono il riconoscimento KIR-HLA libera significativamente l’attività NK con soppressione della replicazione virale in CD4 autologhi. Questi dati aprono la possibilità teorica di immunoterapia adiuvante con anticorpi “sbloccanti” le cellule NK (attualmente sviluppati per la terapia antineoplastica).
Il potenziamento dell’attività ADCC (antibody dependent cell cytotoxicity), ovvero la capacità di uccidere cellule sulle quali è legato un anticorpo specifico per un epitopo ad es.virale o tumorale attraverso il legame Fc-CD16 sulle cellule NK, è aumentato da IFNalfa. La co-somministrazione di IFNalfa insieme ad anticorpo monoclonale neutralizzante anti-env (VRC01) costituisce un presupposto per immunoterapia a scopo di eradicazione di cellule infettate da HIV (Tomescu C, #316).
La domanda su quale effetto abbiano sulle cellule NK i farmaci induttori della replicazione di HIV (HDACi) in cellule con latenza, è stata affrontata in uno studio in vivo presentato da Garrido C (#355). La funzione delle cellule NK in soggetti non infetti trattati con HDACì (vorinostat) per indurre la replicazione di HIV induce aumento del numero e della funzione delle cellule NK. Vorinostat dunque induce non solo replicazone HIV, ma anche produzione di IFN-γ da parte di cellule NK e la loro espressione di recettori attivatori (NKp46 e NKG2D). Sono in corso valutazoni sulla capacità delle cellule NK trattate con vorinostat di uccidere le cellule in cui il virus è stato riattivato da vorinostat stesso. |