New frontiers in HIV cure

In questa fase, la presenza di una massiva attivazione linfocitaria T CD8+ HIV-specifica correla direttamente con il set-point di viremia plasmatica osservato nel follow-up. Inoltre, il trattamento antiretrovirale introdotto nell'infezione acuta stimola il mantenimento a lungo termine e la funzione della risposta citotossica HIV-specifica.

L'utilizzo terapeutico di Ab anti-PD-1, marker immunologico della disfunzione della risposta cellulare specifica, è stato testato in macachi con SIV prima e dopo l'introduzione della ART (#93LB). La somministrazione degli Ab anti-PD-1 prima dell'inizio della ART ha prodotto un incremento nella proliferazione delle cellule CD8+ specifiche, del loro potenziale citotossico e della polifunzionalità. Gli animali trattati con Ab anti-PD-1 hanno mostrato una soppressione virologica più rapida, ma anche blip virali durante la sommministrazione di Ab in concomitanza con la ART, suggerendo una possibile destabilizzazione del reservoir virale latente. Dopo l'interruzione del trattamento, negli animali trattati con Ab anti-PD-1 si è osservata una riduzione del set-point virale di circa 80 volte rispetto ai livelli pre-ART. Questi dati suggeriscono un ruolo potenziale degli Ab anti-PD-1 in combinazione con agenti latency reversing (LRA) nell'ottica della cura funzionale.

Tra i LRA, risultati promettenti sono stati presentati da Whitney JB (#95LB) nel modello animale per l'utilizzo di agonisti orali del TLR-7, GS-986 e GS-920, somministrati a differenti dosaggi in macachi SIV-infetti in corso di soppressione virologica ART-mediata. L'utilizzo di basse dosi ripetute di agonisti del TLR-7 ha prodotto incrementi transitori della viremia plasmatica, una riduzione dei livelli di HIV-DNA e un rebound ritardato della viremia plasmatica dopo l'interruzione della ART. Tali dati supportano dunque lo studio attualmente in corso per l'uso di GS-9620 nei soggetti con infezione da HIV in corso di ART.
I risultati di uno studio clinico di fase I (#354), che prevedeva l'utilizzo di bryostatina a 2 diversi dosaggi come LRA in soggetti aviremici in corso di ART, non hanno evidenziato un effetto di tale agente sui livelli di trascrizione di HIV. La somministrazione del farmaco si è dimostrata sicura ma non ha mostrato effetti neppure sull’attività della protein-chinasi C (PKC) probabilmente per i bassi livelli plasmatici ottenuti.

L'azione di vorinostat (VOR) sulla funzione delle cellule Natural Killer (NK) è stata studiata in un gruppo di 5 pazienti sottoposti a terapia con VOR (22 dosi in 8 settimane) in combinazione con la ART (#355). La capacità delle cellule NK di produrre IFN-γ risultava incrementata dopo la somministrazione di VOR, così come si è osservata una upregolazione dei recettori che attivano la funzione NK (NKG2D e NKp46).

I progressi della terapia genica sono stati riportati da Cannon P (#78), della University of Southern California di Los Angeles, e da alcuni lavori che hanno valutato, nello specifico, i fattori determinanti l'efficacia della terapia genica in pazienti che hanno ricevuto cellule modificate nel CCR5 attraverso la tecnica di Zinc Finger Nucleasi (ZFN).
Lo studio dei fattori predittivi di controllo virologico post-trattamento con cellule modificate per CCR5 attraverso la ZFN (SB-728-T) ha mostrato che il controllo duraturo della viremia plasmatica dopo l'interruzione della ART (TI) è stato ottenuto solo in 6/9 pazienti che hanno ricevuto il condizionamento con ciclososfamide al dosaggio di 1.0-1.5 g/mq (#358LB). All'analisi multivariata, i fattori che predicono il controllo virologico dopo la TI sono rappresentati dall'engraftment delle cellule CCR5-modificate, dalla polifunzionalità della risposta CD8+ nella TI e da più bassi livelli di reservoir di HIV prima della TI.

Nella ricerca presentata da Hill AL (#357) della Harvard University, è stato elaborato un modello matematico che dimostra che il controllo virologico dopo la terapia genica è possibile solo in un range ridotto di condizioni, influenzate principalmente dal tasso di proliferazione cellulare, dall'emivita cellulare, dalla funzione timica e dalla fitness virale. La manipolazione delle dinamiche immunologiche durante l'engraftment delle cellule geneticamente modificate potrebbe dunque migliorare l'outcome di tale approccio terapeutico.

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