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Eradicazione e cura |
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Valentina Svicher, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” |
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Questo concetto è stato rafforzato ed ampliato anche da Okoye et al. in uno studio condotto su primati, che ha mostrato come il trattamento nella prima settimana dall’infezione (prima del picco della replicazione virale) possa consentire una drastica riduzione del reservoir cellulari di HIV a livello del sangue periferico e anche nei diversi distretti anatomici, sede di replicazione virale (abs #136LB). L’importanza di trattare il più precocemente possibile, nella fase definita “hyperacute”, è supportata anche dal caso clinico presentato dal gruppo di S.Deeks (abs #397LB) di un paziente che ha iniziato il trattamento 10 giorni dopo l’infezione (corrispondente alla fase Fiebig I) in cui l’HIV-RNA e le diverse forme di HIV-DNA sono risultati non più rilevabili sia nel plasma che in biopsie intestinali a 30 giorni dall’inizio del trattamento.
Il trattamento precoce offre, inoltre, il vantaggio di ridurre i livelli di immuno-attivazione nei reservoir anatomici dell’infezione, incluso il sistema nervoso centrale (abs #75), e di limitare la selezione di mutanti di “immune escape” in grado di favorire l’evasione di HIV dal sistema immunitario (abs #142).
In base ai diversi studi presentati, il trattamento precoce rappresenta ad oggi una strategia degna di ulteriori approfondimenti, il cui successo nella pratica clinica non può prescindere dall’attuazione di campagne volte alla sensibilizzazione dei clinici non infettivologi e dei soggetti a rischio verso il test HIV per una diagnosi precoce dell’infezione. |