Gravidanza e indicazioni delle Linee Guida: LPV/r farmaco di prima scelta nelle Linee Guida Italiane ed Internazionali
 
 
 
Le linee guida raccomandano sempre, quando possibile, l’uso di AZT come componente del regime ARV, mentre non va utilizzata nevirapina se la donna ha una conta di CD4 ≥ 250/mmc, per aumento del rischio di grave epatossicità. Non ci sono dati per l’associazione di ZDV/3TC con ATV/r, DRV/r e RAL. Efavirenz o altri farmaci potenzialmente teratogeni o tossici per la madre (come d4T/ddI) sono controindicati nelle donne nel primo trimestre di gravidanza, che pianificano una gravidanza o che possono rimanere gravide perché non utilizzano sistemi contraccettivi. Tali farmaci non devono essere usati non solo nel primo trimestre, ma per tutta la durata della gravidanza.
L’indicazione per LPV/r in gravidanza è un riconoscimento importante, commenta la professoressa D’Arminio Monforte, di un dato peraltro già recepito dalle Linee Guida ed entrato ormai nella pratica clinica, sulla base di un importante numero di pazienti trattate (11).
In termini di prevenzione della trasmissione verticale dell’infezione da HIV, LPV/r è sicuramente il PI che presenta il maggior numero di studi: in gravidanza lopinavir/r è stato studiato in oltre 500 donne nell’ambito di 17 studi clinici, da cui emerge un buon profilo di sicurezza e di efficacia viroimmunologica.
Da un excursus di questi studi emerge anche un’interessante caratteristica farmacocinetica: poiché nelle donne in gravidanza si manifesta emodiluizione, con aumento della volemia e della quantità dei liquidi al terzo trimestre, ipoteticamente si renderebbe necessario un aumento del dosaggio: i dati su LPV/r indicano, invece, una riduzione della percentuale di farmaco legata alle proteine (e, quindi, non efficace) e che il fenomeno dell’emodiluizione è legato a questa quota specifica di farmaco (12-16). L’efficacia può essere mantenuta, quindi, anche senza modificare il dosaggio.
 
 
LPV/r può altresì rappresentare un’opzione terapeutica nelle donne pretrattate con NVP, come dimostrato dallo studio OCTANE (17), condotto in donne africane già esposte all’NNRTI, con buoni risultati in termini virologici e con minori tassi di interruzione rispetto a NVP.