Lo studio EPIC3, condotto in pazienti relapser e non responder a una grande varietà di schemi di terapia (IFNr, peg-IFN alfa2a o peg-IFN alfa2b) con fibrosi significativa (F2-F4) ha puntualizzato che una bassa conta piastrinica (<150.000 cell/mm3) e la fibrosi avanzata sono predittori indipendenti di SVR.
 
Lo studio HALT-C, anch’esso condotto su pazienti con fibrosi avanzata, in pazienti non responder a IFNr +/- RBV ha evidenziato tra i fattori predittivi di non risposta la presenza di cirrosi, l’elevato rapporto AST/ALT, il mancato calo ≥2 log o la persistente rilevabilità dell’HCV RNA durante terapia. Lo stesso studio ha inoltre chiarito che la riduzione della dose cumulativa di peg-IFN <60% durante le prime 20 settimane di trattamento abbatte le percentuali di SVR dal 17% al 5%, riduzione che si verifica anche in seguito a sospensione di RBV nonostante il mantenimento di peg-IFN a dosaggio pieno (Shiffmann, 2007). Infine, individua nei pazienti con null response (calo <1 log di HCV RNA entro le 20 settimane di terapia) una categoria particolarmente difficile di soggetti da ritrattare.
 
Rispetto ai pazienti non responder, la recente pubblicazione dello studio REPEAT ha permesso di chiarire importanti aspetti del ritrattamento nei pazienti che avevano fallito un precedente ciclo di terapia con peg-IFN alfa2b e RBV. Condotto in 942 pazienti, lo studio di Jensen e coll. (2009) ha valutato contemporaneamente l’efficacia del ritrattamento utilizzando alte dosi o una durata più lunga di peg-IFN alfa2a e RBV (figura 3).
 
 
I risultati hanno documentato che l’estensione del trattamento è predittiva di una SVR che risulta anche raddoppiata rispetto al trattamento di durata standard (figura 4).