Gli studi di terapia antiretrovirale
 
L’analisi presentata questo anno ha evidenziato nei pazienti con carica virale al baseline < 100000 copie/mL un’efficacia virologica sovrapponibile sia tra i 2 backbone nucleosidici sia per quanto riguarda il terzo farmaco (abstract 59 LB).
 
 
Uno studio molto contestato è stato lo studio ODIN, che voleva comparare in pazienti experienced la terapia con darunavir 800/100 once a day con la dose classica 600/100 BID. I dati hanno evidenziato l’equivalenza dei 2 regimi, ma purtroppo la popolazione studiata era rappresentata nel 46% da pazienti naive agli inibitori della proteasi e, pertanto, lo studio non è riuscito a dare indicazioni chiare ai clinici (abstract 57).
 
 
Si attendevano i dati relativi allo studio con vicriviroc su pazienti multiexperienced. Lo studio non ha raggiunto lo scopo di dimostrare un beneficio legato all’aggiunta di vicriviroc al background ottimizzato. Le ragioni del fallimento dello studio sono in gran parte dovute alla popolazione arruolata che non era così avanzata dal punto di vista delle mutazioni genotipiche come quella degli studi più recenti sui multifalliti. Infatti più del 62% de ipazienti nel braccio trattato con il background ottimizzato avevano più di 3 farmaci potenzialmente attivi. È però da notare come il risultato virologico di entrambi i bracci in studio sia risultato molto inferiore (64 e 61% di pazienti a viremia <50 copie/mL )a quello ottenuto dallo studio TRIO o dall’associazione maraviroc, etravirina e raltegravir. Sulla base di questo studio si è pensato di abbandonare l’indicazione all’uso di vicriviroc nel paziente multiexperienced (abstract 54LB).
 
 
Il CROI 2010 si è mostrato povero di dati anche per quanto riguarda gli studi su farmaci antiretrovirali di fase 1 e 2. Le maggiori aspettative da parte dei clinici erano rivolte ai dati riguardanti farmaci nuovi appartenenti alla classe degli inibitori dell’integrasi e soprattutto al nuovo booster. Per quanto riguarda elvitegravir, che ricordo va boosterato, i dati presentati riguardano la fixed-dose combination QUAD (tenofovir/FTC, GS9350 +elvitegravir) e mostrano, a 24 settimane, un’efficacia virologica in pazienti naive sovrapponibile a TDF / FTC + ma una migliore tollerabilità soprattutto a carico del sistema nervoso centrale e dell’apparato gastroenterico (abstract 58LB).
 
 
Questo booster è stato utilizzato in un altro trial di fase 2 che ha utilizzato come backbone nucleotidico/tidico tenofovir/FTC e come terzo farmaco atazanavir e confrontato con l’associazione classica atazanavir/ritonavir sempre con tenofovir/FTC. I risultati virologici a 24 settimane sono risultati sovrapponibili tra i 2 regimi.
 
 
Ha destato una certa preoccupazione il riscontro di un rialzo della creatinina nel 12% dei pazienti trattati con il nuovo booster associato ad atazanavir. La spiegazione di Calvin Cohen, che ha presentato lo studio, è stata quella che tale rialzo non sia in realtà espressione di una compromissione della funzionalità renale, tuttavia visto che il farmaco verrà utilizzato in fixed dose combination con tenofovir, le perplessità gestionali di tale dato rimangono (abstract 58LB).
 
 
Per quanto riguarda gli studi di fase 1, qualcosa si sta muovendo, anche se certo non in modo eclatante, sia per quanto riguarda nuove classi di farmaci sia farmaci nuovi appartenenti a classi già utilizzate.
 

Per quanto riguarda le nuove classi, sono stati presentati quasi dei proof of concept: si trattava infatti di dati molto preliminari su farmaci inibitori dell’assemblaggio del capside (abstract 50) e su inibitori della proteina LEDGF/P75 (abstract 49). In una fase più avanzata di sviluppo sembrano TBR652, un nuovo antagonista del co-recettore CCR5 (abstract 53) e la nuova generazione di inibitori dell’integrasi, attiva sia su virus wild type che resistenti alla classe (abstract 55).