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La terapia antiretrovirale a base di PI/r: un successo che dura da dieci anni |
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Safety a livello del Sistema Nervoso Centrale (SNC) |
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Ciò si declina in svariati modi: l’insorgenza di NeuroAIDS (sotto diverse forme), la tossicità degli agenti antiretrovirali a livello di SNC, lo score di penetrazione dei farmaci nel SNC e la protezione del compartimento dalla progressione della malattia. La compromissione neurocognitiva legata ad HIV si manifesta in diverse forme: la demenza associata all’HIV (HIV-D), il disordine neurocognitivo moderato (MND) e la compromissione neurocognitiva asintomatica (ANI) (10). Esiste una distribuzione di HIV nei compartimenti corporei (sangue periferico versus liquor) e la localizzazione nel SNC è associata alla progressione neurologica oltre che a caratteristiche virologiche peculiari (11).
Letendre e il gruppo CHARTER hanno messo a punto un punteggio di penetrazione degli antiretrovirali nel SNC (12) e, intuitivamente, tale punteggio è collegato a una maggiore protezione del SNC. Lo score CPE classifica i farmaci a punteggio alto (1.0), intermedio (0.5) e basso (0). LPV/r viene classificato come alto, rispetto ad ATV che risulta avere un punteggio intermedio ed EFV basso.
Lo score di penetrazione è stato applicato a una casistica di 467 soggetti che ricevevano HAART e i risultati hanno evidenziato che una HAART con score più basso (<1.5) – cioè una più bassa penetrazione nel SNC – era associata a HIV-RNA evidenziabile nel liquor, indipendentemente da altri trattamenti e da fattori immunologici (13). Lo stesso gruppo CHARTER ha analizzato una coorte di soggetti HIV+ con disturbi neurocognitivi HIV-associati (HAND) che iniziava una terapia antiretrovirale di combinazione. L’analisi ha evidenziato che il miglioramento clinico sembra avere un picco a 24-36 settimane dall’inizio della terapia (40.9% dei soggetti mostra un miglioramento rispetto al baseline) e si è protratto per tutta la durata dello studio (1 anno). Il fattore che maggiormente si correla con il miglioramento neuropsicologico è l’indice di penetrazione degli antiretrovirali nel SNC (score CPE ≥2, p 0.002) (14). Questo elemento sottolinea la massima importanza dell’ottimizzare regimi di terapia antiretrovirale con alto grado di penetrazione nel SNC, in base alla storia terapeutica e agli effetti tossici sul paziente insieme al profilo di resistenza farmacologica.
Un’ulteriore conferma arriva da un recente lavoro italiano di Tozzi et al. Lo studio nasce da un confronto tra i due sistemi utilizzati fino ad oggi per valutare l'efficacia degli ARV sui disturbi neurocognitivi associati all'HIV: lo score CPE (metodo che prende in considerazione le caratteristiche del farmaco, le concentrazioni nel CSF e il punteggio in termini di efficacia nella penetrazione nel CSF) ed il precedente score definito come CP score (che utilizzava come unico parametro: la penetrazione del farmaco nel SNC). I risultati ribadiscono la validità del CPE score, in quanto il suo l'utilizzo correla con un miglioramento a breve e lungo termine dei disturbi neurocognitivi, contrariamente al CP score (15). |
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