La terapia antiretrovirale a base di PI/r: un successo che dura da dieci anni
La diffusione dell’infezione da HIV nei vari strati della società pone la necessità di farsi carico di soggetti diversi dal punto di vista culturale, grado di consapevolezza di sé, ma anche differenti esigenze riguardo a lavoro, impegni sociali e familiari. Questa evoluzione non è priva di conseguenze sul versante dell’uso dei farmaci ed impone un continuo aggiustamento degli approcci terapeutici. Avere avuto come compagno di viaggio negli ultimi 10 anni un farmaco quale lopinavir/r (LPV/r) ha rappresentato in primis per il paziente ed anche per il medico un elemento importante nel cammino terapeutico. LPV/r si è mostrato in grado di rispondere positivamente ai bisogni teorici sui quali deve essere basata una HAART (highly active antiretroviral therapy):
mantenere il più a lungo possibile lo schema terapeutico;
avere un approccio flessibile;
impostare il cambio terapeutico sulla base dell’efficacia e della tollerabilità;
raggiungere una terapia antiretrovirale personalizzata.
Un composto quale LPV/r è andato incontro ad un vero e proprio processo evolutivo: nel 2005 la Food and Drug Administration (FDA) ha approvato la tecnologia Meltrex™ che, anche in questo caso, ha rappresentato una rivoluzione nella terapia antiretrovirale, che ha consentito di ottenere un minor carico nel numero di compresse da assumere, un’identica biodisponibilità, un ridotto effetto del cibo sull’assorbimento del farmaco ed ha eliminato la necessità di refrigerazione. Accanto a questi aspetti eminentemente pratici, ve ne sono molti altri che descrivono la versatilità di un farmaco quale LPV/r. Un profilo farmacologico favorevole ne consente l’uso in diverse situazioni (gravidanza, età pediatrica, insufficienza epatica o renale), accanto a molteplici prove di efficacia immuno-virologica sia nel paziente naïve (M97-720 e ACTG 5142) che nel soggetto experienced. È recentissima l’indicazione anche QD nel trattamento dei pazienti naive, ottenuta grazie allo studio registrativo M05-730 che ha dimostrato alla 96° settimana efficacia sovrapponibile di LPV/r somministrato BID o QD, anche in pazienti con elevati livelli di viremia (≤ 100.000 copie/mL) e bassa conta dei linfociti T CD4 (<50 cellule/mm3) basali. Non da ultimo le prove di successo della monoterapia, ottenute in almeno 5 studi OK04, Imani, M03-613, Monark e KALMO, e in dual therapy. A tal proposito, promettenti i risultati preliminari dello studio PROGRESS che vede LPV/r in associazione all’inibitore dell’integrasi raltegravir. Alla settimana 8° si è osservato un declino iniziale della carica virale più rapido nel braccio LPV/r+RAL se comparato con la tradizionale terapia di combinazione triplice di lopinavir/r e FTC/TDF, ed un recupero immunologico sovrapponibile. Tornando all’argomento di questo contributo: “la protezione globale” del paziente sieropositivo sia nel corpo sia nella mente, LVP/r è in grado di preservare la condizione di buona salute fisica del paziente, attraverso la sua lunga efficacia immuno-virologica e l’equilibrio mentale con una tollerabilità ottimale a livello di disturbi neurologici e la penetrazione in uno dei principali reservoirs virali fondamentali: il Sistema Nervoso Centrale (SNC).