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Caro collega, in questo numero di Readfile Newsletter vogliamo commentare un recente lavoro a firma Moore e Keruly (1). Si tratta di una interessante analisi longitudinale dei dati della John Hopkins HIV Clinical Cohort di Baltimora, USA. Il punto di partenza dei ricercatori è più che mai attuale. È stato dimostrato come la terapia HAART comporti una soppressione virale ed un miglioramento immunologico, anche in pazienti con bassa conta di CD4 pre-terapia (2-3). Non ci sono, invece, sufficienti evidenze per affermare che la terapia HAART sia in grado di riportare la conta di CD4 a livelli di normalità o molto vicino. Gli studi precedenti (4) hanno dimostrato un costante miglioramento nei livelli di CD4 in pazienti HIV+ in terapia, con raggiungimento di un plateau. I ricercatori si sono chiesti se iniziare la terapia antiretrovirale precocemente e mantenere una soppressione virale per lungo tempo possano essere determinanti di un ritorno dei livelli di CD4 a valori normali. Pur con tutti i "contro" costantemente dibattuti, la terapia antiretrovirale riesce ad assicurare un controllo dell’infezione da HIV in numerosi casi. Oggi sono disponibili farmaci antiretrovirali che hanno pochi, se non minimi, effetti collaterali, sono semplici da assumere ed efficaci anche nel lungo periodo. È razionale perciò riflettere se non sia il caso di tornare ad un atteggiamento più ‘aggressivo’, cioè riconsiderare un inizio della terapia HAART più precoce, in modo da bloccare subito l’infezione e conservare la funzione immunitaria. Dati ‘real world’ come questi che discutiamo possono aiutare sicuramente il dibattito ed il confronto. Buona lettura |
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